Pronto soccorso sguarniti, ospedali senza specialisti, reparti di anestesia, rianimazione, ortopedia e radiologia, in grave sofferenza così come il 118 e gli ambulatori e distretti delle Asl. Tutti a a corto di medici, infermieri e tecnici: la penuria di camici bianchi è il nervo scoperto della Sanità campana. si viaggia con dotazioni dimezzate rispetto agli standard. Sono circa 500 i dottori di varie discipline che mancano all'appello nelle corsie dei pronto soccorso e si superano le duemila unità con i reparti delle retrovie: un esercito di camici bianchi che raddoppiano sfiorando quota cinquemila con le caselle vuote di infermieri, tecnici e operatori sociosanitari (Oss). Se poi si conta anche la medicina territoriale, tra specialistica ambulatoriale, medicina di famiglia, guardie mediche e pediatria di base, il buco raggiunge e supera le diecimila unità. Un problema strutturale nazionale con alcune specificità della Campania che tra fughe verso il privato e mancato turn-over per i tetti di spesa nazionali, imposti dal piano di rientro dal deficit, sconta un rapporto tra personale sanitario e abitanti tra i più bassi in Italia (10,9 per mille abitanti contro 18,34 dell'Emilia (dati della ragioneria generale dello Stato del 2021).
Il buco
I 50mila professionisti in servizio in Asl e ospedali dunque, (esclusi gli accreditati) di cui quattromila da stabilizzare dovrebbero essere almeno 60mila.
La mappa
A soffrire sono i piccoli come i grandi ospedali. A Boscotrecase non si riesce ad aprire il pronto soccorso dopo la parentesi da Covid Hospital, così al San Giovanni Bosco a Napoli fermo da tre anni ma a corto di dottori ci sono anche i grandi come il Cardarelli, l'Ospedale del mare, il San Leonardo di Castellammare. Il Cardarelli, il più grande pronto soccorso del Sud, viaggia con circa 280 unità mediche in meno di cui una cinquantina da impiegare nell'area dell'emergenza dove in pochi anni sono andati via una quarantina di specialistici e le assunzioni in decine di concorsi sono andate avanti col contagocce. Medicina di urgenza, anestesiologia, radiologia, chirurgia, medicina interna, ortopedia, ginecologia, le discipline più sofferenti. Impressionante anche l'elenco dei buchi in organico nella Asl Napoli 1: una trentina di biologi, 20 Tecnici di laboratorio, almeno 10 tecnici di radiologia, 50 infermieri, 30 Oss, 60 medici di pronto soccorso, 10 neurologi, 20 pediatri, 20 radiologi, 20 chirurghi, 10 ortopedici ma mancano anche ginecologi, ostetriche, urologi, chirurghi vascolari, oculisti, otorini e gli internisti, i dirigenti di direzione sanitaria. La situazione è appena migliore al San Paolo dove il pronto soccorso sopravvive ma al costo di continui turni assicurati in prima linea da rinforzi dalle retrovie. Sguarnito in prima linea è anche l'Ospedale del Mare e il 118 dove mancano anche infermieri e autisti: solo a Napoli le 18 ambulanze sono quasi tutte demedicalizzate e viaggiano con 65 medici in meno, 51 infermieri e 72 autisti da reclutare. Intanto in tutte le aziende sanitarie è in corso l'aggiornamento del piano dei fabbisogni destinato a restare sulla carta.