L'attesa per la vendetta iraniana su Israele è stata un fiume di telefonate, incontri, avvertimenti e spostamenti tattici. Pedine di una scacchiera sempre più senza controllo. Subito dopo il raid israeliano a Damasco, Teheran ha giurato che avrebbe risposto a quell'attacco. E da quel momento, analisti e funzionari hanno lavorato per capire dove, quando e in che modalità la scure degli Ayatollah si sarebbe abbattuta su Israele. Mentre la diplomazia ha operato senza sosta per provare a tracciare i confini della reazione iraniana. Ultimo tentativo per evitare lo scoppio di una guerra regionale. Il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha detto che Washington ha «messo in chiaro» agli iraniani che difenderà a ogni costo militari e basi Usa e ha ribadito il sostegno a favore di Israele. Ma sottotraccia, gli Stati Uniti hanno fatto recapitare messaggi a Teheran per convincerla a desistere o quantomeno a limitare la reazione. La risposta dell'Iran è stata netta. E come ha rivelato il giornalista di Axios Barak Ravid, la Repubblica islamica ha avvertito Washington che se si lascerà coinvolgere nello scontro con Israele, anche le forze USA presenti in Medio Oriente diventeranno target della rappresaglia.
Iran, come potrebbe difendersi Israele? I sistemi all'avanguardia: da Iron Dome ad Arrow 3
IL RISCHIO ESCALATION
La speranza è che l'attacco non sfoci in un incendio ingestibile.
L'OFFENSIVA
L'intelligence Usa ha continuato per tutta la settimana ad avvertire della concretezza della minaccia. Ieri, le fonti della Cbs avevano parlato di numeri: cento droni e decine di missili. Tutti puntati contro basi e installazioni militari all'interno dei confini israeliani. La preoccupazione è stata confermata dal Pentagono, che per coordinarsi meglio con l'alleato israeliano, ha inviato nel Paese il generale Michael Kurilla, capo di Centcom. La portaerei Uss Dwight Eisenhower ha ricevuto l'ordine di navigare attraverso il Mar Rosso e dirigersi vicino a Israele. Per il Canale 14, sulle coste dello Stato ebraico sarebbe arrivata una nave della Marina Usa «con avanzate capacità difensive».
LA DIFESA
Alcuni funzionari del governo hanno confermato ieri a Usa Today lo spostamento di «risorse aggiuntive nella regione per rafforzare gli sforzi di deterrenza e aumentare la protezione delle forze armate». Insieme allo scudo americano, Israele ha predisposto il suo sistema difensivo. Le Israel defense forces possono contare su droni e caccia di ultima generazione e si sono esercitate anche per colpire in territorio iraniano. Ma la protezione antimissile dello Stato ebraico si fonda su quattro pilastri: Arrow-2, Arrow-3, la Fionda di Davide e Iron Dome. Quest'ultimo, dopo un recente attacco degli Houthi contro Eilat, si è mostrato anche nella sua versione navale. Il sistema è nato per rispondere a più minacce. Dall'Iran possono partire diversi tipi di missili: dai Sejjil, ai Khaibar, dagli Shahab 3, ai Paveh, fino ai Fattah-2, e agli Haj Qasem. Ma a preoccupare è anche la rete di milizie legate all'Iran. Quelle che si muovono in Iraq, Siria, a Gaza e in Cisgiordania, ma soprattutto Hezbollah, che ieri sera ha lanciato quaranta missili contro l'alta Galilea. Il capo di stato maggiore israeliano, il generale Herzi Halevi, ha spiegato che le Tsahal sono «pronte in qualsiasi momento e contro qualsiasi scenario».