Colpo di scena al tribunale di Velletri, durante il processo sull'investimento di Lavinia Montebove, la bimba di 16 mesi ridotta in stato vegetativo dal 7 agosto 2018, quando fu investita davanti all'asilo "Mamma Cocca". La giudice Emanuela Panzironi, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di messa alla prova di una delle imputate, la maestra Francesca Rocca, ha deciso di astenersi. La decisione è stata quindi rinviata e rimessa nelle mani del presidente del tribunale, che si pronuncerà il 16 ottobre. Il nuovo stop è arrivato alla quindicesima udienza di uno dei procedimenti più tormentati degli ultimi anni. Alla sbarra, oltre alla maestra accusata di abbandono di minore, c'è la mamma di un bambino iscritto al nido, Chiara Colonnelli, che era alla guida dell'auto investitrice, nel parcheggio, e deve rispondere di lesioni gravissime.
Il verdetto ieri mattina era atteso fuori dal palazzo di giustizia da una piccola folla solidale con la famiglia, numerosi cittadini di Velletri ma anche amici provenienti dalla Toscana.
LA DELUSIONE
«C'è delusione per l'ennesimo rinvio è stato il commento di Massimo Montebove, padre di Lavinia - ma comprendo le ragioni che hanno portato il giudice a questa scelta e che servono per evitare possibili ricusazioni. Per quel che riguarda la disponibilità della maestra, dopo 5 anni di silenzio e dopo l'offensiva proposta di 1 euro di risarcimento fatta in aula, di venire a casa nostra ad aiutarci con nostra figlia, rispondo semplicemente che abbiamo bisogno di infermieri e di sanitari, non di badanti».
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Secco anche il "no" alla pena alternativa: «Ciò detto ha concluso il papà della piccola anche da questa proposta si comprende come Francesca Rocca sia ancora inconsapevole del danno cagionato a nostra figlia. Ragion per cui una messa alla prova anticipata, se mai dovesse essere concessa, sarebbe ed è inaccettabile. Vogliamo giustizia, non altro». Sulla stessa linea le parole dell'amica Erminia Marra, organizzatrice del presidio davanti al tribunale. «Ancora una volta ribadiamo che il nostro desiderio non è chiedere vendetta, ma giustizia. Giustizia vuol dire attribuire delle responsabilità per quanto di gravissimo è accaduto. Lavinia vive da oltre 5 anni in stato vegetativo e purtroppo la sua è una condizione irreversibile. Facciamo appello a chiunque voglia pacificamente unirsi a noi ha concluso la portavoce della manifestazione . Il nostro unico scopo è testimoniare che la comunità è con Lavinia e con Lara e Massimo, costretti a dover subire l'atroce dolore di aver messo al mondo una figlia e dell'essersela ritrovata inerme»