«Era con la famiglia, non violò
i domiciliari»: 31enne scarcerato

«Era con la famiglia, non violò i domiciliari»: 31enne scarcerato
di Nicola Sorrentino
Martedì 21 Febbraio 2017, 08:54
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PAGANI. Era con i suoi familiari, non violò gli arresti domiciliari. Dopo più di due settimane di carcere, il 31enne paganese Andrea De Vivo torna a casa. Imputato nel processo "Taurania Revenge" perché ritenuto organico al clan Fezza - Petrosino D'Auria, De Vivo era stato arrestato dai carabinieri di Nocera Inferiore a inizio mese, dopo che la Dda gli contestò di trovarsi nella casa scelta per scontare la misura, in compagnia di persone che furono ritenute non appartenenti al suo nucleo familiare. Circostanza che gli valse l'aggravamento della posizione, con il trasferimento in carcere. Un mese prima gli era stato revocato il 41 bis: era tornato a casa dopo quasi sei anni di carcere. Ora, attraverso un'istanza presentata al collegio del presidente Donnarumma dal legale di fiducia, Giovanni Pentangelo, il giovane è stato scarcerato, tornando agli arresti domiciliari.  

Al collegio è stato dimostrato che le persone trovate in casa rientravano nel nucleo familiare dell'imputato. Gli stessi sono ora autorizzati a fargli visita, secondo le prescrizioni di legge. Tale circostanza era stata oggetto di verifica da parte dello stesso tribunale, con richiesta all'Antimafia, che materialmente contestò la violazione della misura cautelare, giudicando i soggetti estranei alla sfera dei parenti di De Vivo. Il processo che lo vede coinvolto, insieme ad altri imputati, è alle battute finali. Con l'indagine "Taurania Revenge" è contestato al 31enne di aver fatto parte di un clan camorristico a Pagani, il cui riferimento è ritenuto essere Antonio Petrosino D'Auria. A dicembre lui era invece stato assolto dall'accusa di omicidio volontario, insieme a Vincenzo Confessore e Francesco Fezza, per la morte del tunisino Aziz e dell'amico Sandro Cascetta, avvenute nel 2008 per mano di un commando di fuoco.
 
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