Salerno, il Consiglio di Stato boccia l'ultimo ricorso di Italia Nostra: «Il Crescent è legittimo»

I giudici amministrativi: riqualificata un'area degradata, c’è stata un’ampia istruttoria aperta a tutti gli interessi coinvolti

Piazza Libertà con il Crescent
Piazza Libertà con il Crescent
di Angela Trocini
Sabato 27 Aprile 2024, 04:55 - Ultimo agg. 28 Aprile, 09:33
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È legittima la costruzione del Crescent. A sentenziarlo i giudici del Consiglio di Stato per i quali l’appello proposto dal Italia nostra onlus - per la riforma della sentenza del Tar Salerno – è da ritenersi «in parte inammissibile, in parte improcedibile e in parte infondato».

Il Consiglio di Stato, nel salvaguardare la realizzazione dell’edificio a mezza luna di Bofill con la riqualificazione di una zona degradata che ha visto anche la nascita di piazza della Libertà, ha fatto riferimento all’ampio scambio di carteggi e memorie tra i vari ministeri interessati, il Comune di Salerno, l’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrale, le società interessate alla realizzazione dell’edificio e la stessa associazione ambientalista che – a più riprese – aveva richiesto l’annullamento di tutti gli atti amministrativi relativi all’intervento urbanistico.

Al vaglio del Consiglio di Stato c’era la decisione del Tar (con sentenza del 2019) che aveva riunito una serie di ricorsi che erano stati dichiarati in parte improcedibili, in parte inammissibili e irricevibili, in parte infondati. È proprio contro quest’ultima sentenza che Italia Nostra aveva proposto appello il cui perimetro decisorio – hanno scritto in sentenza di giudici del Consiglio di Stato – risulta circoscritto «al profilo paesaggistico» (l’unico escluso dal giudicato della sentenza del 2013 che aveva già sancito come la realizzazione della mezza luna di Bofill non risultava in contrasto con la normativa evocata dall’appellante) in relazione al sindacato sulle autorizzazioni paesaggistiche 88/2014 e 89/20014 (recepito i rispettivi pareri favorevoli, con prescrizioni, del Soprintendente sia sul Pua che sul progetto definitivo delle opere) e gli atti successivi recependo le prescrizioni della Soprintendenza.

E i giudici amministrativi scrivono in sentenza: «Per tali profili ambientali e demaniali, l’appello risulta inammissibile introducendo nuovi motivi ex articolo 104, III comma, ovvero reiterando gli stessi vizi sui permessi a costruire relativi all’edificio Crescent e a tutti gli atti del procedimento, già vagliati e ritenuti legittimi con sentenza del 2013 e quindi coperti dal precedente giudicato amministrativo di sentenze non sottoposte a revocazione e non annullate dalla Cassazione».

Per questo motivo, limitatamente al profilo paesaggistico «l’appello risulta infondato in quanto non motivato dalla violazione di particolari vincoli di tutela o da un’effettiva degradazione del contesto paesaggistico considerato che si tratta della realizzazione di un’importante opera architettonica di complessiva riqualificazione di un centro urbano precedentemente degradato, certamente ascrivibile in primo luogo all’interesse economico che ha motivato il finanziamento privato delle nuove opere edilizie e diversamente valutabile quanto al soggettivo apprezzamento estetico, ma certamente legittima sotto il profilo della valutazione, ponderazione e comparazione dei diversi profili d’interesse pubblico con il Comune che ha ritenuto prevalenti le esigenze di sistemazione e modernizzazione dell’habitat urbano rispetto alla preservazione di contesti tradizionali ormai compromessi, come già acclarato dalla Soprintendenza con due pareri adottati a seguito di un’ampia istruttoria aperta a tutti gli interessi coinvolti».

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Sulla sentenza del Consiglio di Stato è intervenuto l’avvocato Oreste Agosto, che insieme al collega Pierluigi Morena ha rappresentato Italia Nostra nel giudizio amministrativo, che ha definito la decisione «incommentabile», affermando che «ancora una volta i giudici amministrativi non rispondono sulle gravissime illegittimità ed illiceità dell’occupazione del demanio idrico e marittimo e, soprattutto, sulla deviazione abusiva e pericolosa del torrente Fusandola.

Il Consiglio di Stato si è rifugiato in presunte inammissibilità senza pronunciarsi nel merito della legittimità.

Viene tutto rimandato al Comune di Salerno che, a seguito della sentenza penale della deviazione abusiva del Fusandola, non ha nemmeno rinnovato la concessione demaniale quadriennale».

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