Addio Squitieri, quando attaccò il Parlamento dopo la revoca del vitalizio

Addio Squitieri, quando attaccò il Parlamento dopo la revoca del vitalizio
Sabato 18 Febbraio 2017, 14:28
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Era il febbraio 2016 quando Pasquale Squitieri affidò a una lunga intervista al Fatto Quotidiano il suo grido di dolore dopo la revoca del vitalizio da senatore, poco più di 2.000 euro al mese. Pieno di debiti, reduce da un incidente stradale e da un tumore ai polmoni, Squitieri fu privato del vitalizio a causa di una condanna per peculato del 1981, lì dove i fatti risalivano addirittura al 1966, quando il regista lavorava al Banco di Napoli, reato poi graziato da Sandro Pertini.
 

 

«Mi mi hanno messo in ginocchio», denunciò Squitieri all'indomani della bocciatura del suo ricorso contro l'annullamento del provvedimento che gli aveva sottratto il vitalizio e la copertura sanitaria. «Pare che un componente di questa commissione abbia detto di me “che crepi pure”. È la fucilata di un cecchino. Una decisione quasi criminale. Questo oscuro assassino deve avere ragioni personali. Si sarà detto: “Ma chi è questo Squitieri capace di girare venti film, scrivere pièce teatrali e diventare persino senatore?”. Si sarà detto: “Io in quarant' anni di masturbazioni, tradimenti e leccate di culo che cazzo ho combinato?”. Si è risposto che non aveva combinato niente e all'improvviso gli è venuta una grande idea. Distruggermi. Uccidermi. “Ammazziamo Squitieri”. Hanno violato i miei diritti costituzionali. Avevo un contratto con cui lo Stato mi garantiva stipendio e copertura sanitaria. Mi hanno tolto il primo e non ho fiatato. Se mi tolgono anche il secondo, muoio. Le cure costano. La chemioterapia costa. La fisioterapia anche. Costi che non posso sostenere».

Una denuncia drammatica, che fece molto scalpore: «Ho fatto il cinema per passione. Non ho mai pensato di arricchirmi. Oggi non ho soldi e mi devo curare. Lo Stato mi aveva garantito che avrei potuto contare sulla copertura sanitaria. Oggi mi chiede 400.000 euro che non possiedo». 

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