Gigi D'Alessio a Sanremo: «Lettera dall'Italia»

Gigi D'Alessio a Sanremo: «Lettera dall'Italia»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 10:47
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Sarà il suo quinto Sanremo, festeggerà i suoi cinquant’anni, tornerà all’Ariston dopo cinque anni.

Un 5 portafortuna, Gigi D’Alessio?
«Lo spero davvero. La mia prima volta al Festival risale al 2000 con “Non dirgli mai”: arrivai decimo e sbancai l’hit parade. Bissai l’anno dopo con “Tu che ne sai” e mi piazzai ottavo e al vertice delle classifiche. Nel 2005 è stata la volta di “L’amore che non c’è”, nel 2012 ho raggiunto quasi il podio, quarto,con Loredana Berté e “Respirare”. Ma ho fatto anche l’ospite in una serata dedicata alla storia della canzone italiana».

Ecco, di solito uno quando arriva a fare l’ospite a Sanremo non ci torna più in gara.
«Ma a me diverte e non mi sento mai in gara, se non con me stesso. E, poi, se ci torna una con la carriera della Mannoia o un senatore come Al Bano, posso tornarci anche io, anzi la mia canzone: è lei che mi ha spinto al ritorno».

E allora veniamo a «Piccola stella».
«È un dialogo con qualcuno che non c’è più, una lettera per raccontare a chi ci è stato molto caro come sta cambiando l’Italia . Io l’ho scritta pensando a mia madre, ma non è esplicitamente rivolta a lei, e racconta di questo strano Belpaese dei giorni nostri, dove si possono avere figli senza fare l’amore, dove c’è chi attraversa mari per trovare l’America in Italia e muore sulle nostre coste sempre più insanguinate».

Sarà incluso in un nuovo album?
«Sì, ci sto lavorando, il titolo sarà la data del mio compleanno: “24 febbraio 1967”».

Al Festival troverai un solo concittadino.
«Due, a dir la verità. Clementino è uno spasso, mi piace quello che fa e come lo fa, ma mi piace anche sentirlo parte del grande affresco pluralista che è la musica napoletana. Noi siamo come un menù completo: c’è il rap e la melodia, ci sono i versi d’amore e quelli da centro sociale. Basta scegliere quello che si vuole, di cui si sente voglia o bisogno. Mica se uno ordina una pizza fritta vuol dire che non ama il ragù: i nostri suoni sono vari e ricchi come può esserlo una tavolata verace. Ma, dicevo, non ci saremo solo noi due: posso spendere una parola su Maldestro?».

Prego.
«Ecco, un altro sapore, un altro piatto prelibato. È un giovane cantautore che merita un grande successo, per quello che scrive, per lo stile, ma anche per la storia che ha alle spalle. Napoli è mille colori, insegnava il maestro Pino Daniele».

Qualcuno dirà che il ritorno a Sanremo serve per battere cassa.
«Per battere cassa mi sarebbe stato più semplice organizzare un centinaio di feste di piazza. Fare dischi è il mio mestiere e l’Ariston è il posto migliore in Italia per lanciare un disco. L’importante a Sanremo, come direbbe Bollani, è avere un piano. E io ce l’ho: sentirete».

Piano pronto anche per la serata delle cover?
«Farò “L’immensità”: amo il classico di Don Backy e cantare in cinque quarti non è facile, ma il risultato con l’orchestra mi esalta».

Intanto ci sarà il Capodanno in diretta su Canale 5 da Civitanova Marche.
«Avrò con me uno dei miei presunti rivali a Sanremo, Michele Zarrillo. Nello stesso tempo, Clementino si prenderà piazza del Plebiscito, vivendo un’emozione che io conosco bene».
 
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