Sempre più spesso si usano gli account social per sfogare le proprie frustrazioni quotidiane e dare visibilità a problematiche che non potrebbero essere accolte (o pubblicizzate) altrove, e non è una tendenza limitata ai content creator e agli influencer.
Eppure, la crescente importanza dei social media ha interessato anche le aziende, sia a causa del vasto bacino di potenziali clienti che ospitano, sia per controllare l'identità digitale dei propri dipendenti (presenti o futuri).
Avere un profilo pubblico, infatti, rende vulnerabili alla possibilità di essere controllati e visualizzati non solo da amici, parenti e sconosciuti, ma anche da colleghi e datori di lavoro. Lo sa bene Alec, un ragazzo che ha usato i suoi social per lamentare l'incompetenza dei colleghi e che è stato per questo licenziato per molestie.
Lo scontro generazionale
Alec stava utilizzando il proprio account TikTok per condividere le problematiche incontrate in ufficio e, in particolare, i vari modi in cui i suoi colleghi dimostravano la propria incompetenza.
L'obiettivo della rubrica di Alec è di ribaltare il tipico modo di pensare dei boomer, per cui i giovani (i Millennials e la Gen Z) sarebbero pigri e credono che tutto gli sia dovuto, e dimostrare che «queste etichette sono in realtà il riflesso della loro incompetenza a livello professionale».
Eppure, il suo progetto ha attirato l'attenzione della radio per cui lavora e lo staff non ha preso particolarmente bene gli aneddoti, le lamentele e le critiche di cui è stato vittima: «Beh, sono stato licenziato. Pare proprio che usare i propri account social privati, durante il proprio tempo libero, per parlare in maniera anonima di situazioni e connettersi con le persone... è considerata una molestia».
Inoltre, Alec ha fatto presente l'ingiustizia e la differenza di trattamento: «Nel frattempo, i boomer palpeggiano la gente in ufficio, fanno commenti sessisti, strillano e ti inondano di lavoro senza pagarti... e queste non sono molestie».
Diversi utenti hanno commentato con esempi di mancanze dei proprio colleghi boomer: «Il mio capo, che fa 175mila dollari l'anno, non sa come mandarsi una foto dal telefono al computer...», «C'è un boomer che lavora con me e si porta sempre un altro dipendente dietro per fargli fare il lavoro vero e proprio. Lui non sa mai cosa deve fare, ma dato che è nell'azienda da più di 40 anni è dirigente...».