Matteo Paolillo dice basta a Mare Fuori: «Disco e libro per dire quello che ho dentro»

Nelle canzoni completa il personaggio di Edoardo Conte

Matteo Paolillo
Matteo Paolillo
di Emiliano Reali
Domenica 14 Aprile 2024, 07:14
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La fama per Matteo Paolillo è arrivata nel 2020 con «Mare fuori» e il personaggio di Edoardo Conte, detenuto all’interno di un istituto penitenziario minorile ispirato a quello di Nisida: un personaggio contradittorio, violento e spietato ma dagli spiragli di umanità inattesa. Così Paolillo, oggi un milione e mezzo di follower su Instagram, è stato travolto dalla popolarità e ne sta cavalcando abilmente l’onda. Il ventottenne salernitano non è solo un attore: nel 2017 - con Lorenzo Gennaro/Lolloflow, e Pietro Jellineck/PJ- con lo pseudonimo di Icaro ha fondato la Suba Crew che ha firmato la canzone «O mar for» (doppio platino), sigla della serie di cui Paolillo canta anche diversi brani della colonna sonora. Dopo «Edo» (2021) e «Come te» (2023, con «Origami all’alba», triplo platino), ha appena pubblicato «Edo-Ultimo atto», anticipato dal singolo «Nun è cos» con Lda.

Che disco è, Matteo?

«Con “Mare fuori 4” si chiude un cerchio e volevo fare un ultimo saluto al personaggio di Edo, raccogliendo in un ep tutto il suo mondo. È una sorta di sequel di “Edo”: anche qui ho messo dentro le influenze del mio percorso a Napoli e non, raccontando le storie del mio personaggio intrecciate alle storie della mia vita».

Come ha scelto i feat del disco? Ci sono anche Raiz, che recita nella serie, e Guè.

«Per me le collaborazioni devono essere spontanee.

In questo caso lo sono».

Martedì, intanto, uscirà «2045» (Solferino, pagine 224 euro 16,50), il suo esordio letterario. Partiamo dalla trama?

«Zyon è un ragazzo che vede la sua vita distrutta dopo la perdita delle gambe in un incidente. A salvarlo arrivano però le UltraGambe costruite da Mr Eliyah, uno scienziato convinto di poter sconfiggere anche la morte. Zyon deve tutto alla scienza, ma sua sorella, l’Amazzone, non è della stessa idea e si unisce a un gruppo di ribelli che si oppongono alle ricerche di Mr Eliyah, scoprendo le derive tossiche dei suoi esperimenti. Anche il figlio dello scienziato, Babylon, è vittima della tecnologia: immerso nella realtà virtuale si è isolato dal mondo reale. In un’imprevedibile circostanza i tre giovani si incontrano e nulla sarà più come prima».

Recitazione e musica non le bastavano?

«Avevo l’esigenza di trattare alcuni argomenti e mi sono reso conto che con una canzone diventava troppo riduttivo. Così mi sono cimentato in questa nuova forma di scrittura che mi ha permesso di raccontare i dettagli e creare un mondo tutto mio».

Il romanzo, anche se ambientato nel 2045, ci pone innanzi a problemi più che mai attuali come la tecnologia che portata all’estremo può disumanizzare e distruggere il mondo.

«Non mando messaggi, ma vorrei che questa storia ci ricordi cosa significa essere umani, provare emozioni. Babylon e l’Amazzone vedranno nascere un sentimento che li legherà sebbene facciano parte di due fronti opposti, una sorta di Romeo e Giulietta 2.0. Zyon invece dovrà scegliere da che parte stare, se con la tecnologia che lo ha salvato, o con sua sorella e i ribelli che si preparano all’assalto finale per fermare la folle corsa di Mr Eliyah verso l’immortalità».

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L’Amazzone e Babylon ci ricordano gli amori tormentati di «Mare fuori».

«Sono due personaggi molto diversi eppure hanno bisogno l’uno dell’altra per evolversi. L’amore vero è così forte che supera ogni ostacolo, anche quando sembra sia impossibile farlo. I miei protagonisti sono tormentati perché lo è l’epoca decadente in cui vivono, il loro tormento è uno stato d’animo costante».

Martedì Paolillo presenterà 2045 a Napoli, alla Feltrinelli di piazza dei Martiri.

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