«Sì, la Turris ha chiesto al Tribunale di Torre Annunziata di avvalersi di un accordo di ristrutturazione dei debiti. No, questa non è affatto l’anticamera del fallimento. Tutt’altro». Parola di Antonio Colantonio, che – nella giornata in cui la notizia del ricorso del club al Tribunale ha assunto toni e contenuti decisamente allarmistici – spiega energicamente i motivi e l’opportunità della richiesta di accesso allo strumento di regolazione dello stato di insolvenza previsto dal Codice della crisi d’impresa.
I debiti in questione oscillano fra il milione ed il milione e mezzo di euro, «e si tratta di debiti maturati per la quasi totalità nei confronti dell’Erario», precisa Colantonio.
L'idea di una gestione societaria sostenibile e virtuosa ha - sin dall'avvio dell'era Colatonio - ispirato e sostenuto la politica gestionale del patron corallino, talvolta rivestendo un peso specifico enorme anche in relazione al risultato sportivo: emblematico il caso della passata stagione, quando fu proprio quello l'ago della bilancia nel rush finale della corsa salvezza (i corallini si salvarono direttamente grazie alla penalizzazione di Viterbese e Monterosi). Come si spiega, adesso, un'esposizione debitoria così importante nei confronti dell'Erario? «La Juve Stabia, non più di due anni fa, ha chiesto l'accesso ad uno strumento simile per una cifra che si aggirava intorno ai nove milioni di euro. Stiamo parlando di uno strumento di legge: perché una società non dovrebbe avvalersene?».
Il Tribunale ha intanto concesso al club termine fino al 12 aprile (prorogabile per un massimo di 60 giorni) per la presentazione della proposta, del piano e degli accordi coi singoli creditori. Un’ipotetica ammissione allo strumento di regolazione del debito (o, in subordine, al concordato preventivo) – considerati termini e scadenze – potrebbe anche andare ad intrecciarsi con un’eventuale operazione di cessione del club, con annessi effetti benefici in termini di sostenibilità della gestione: «Indubbiamente – conferma Colantonio – consentirebbe all’eventuale acquirente di fotografare con certezza e chiarezza assolute la portata dell’esposizione debitoria della società. Che, ripeto, non è assolutamente drammatica. Oserei definirla fisiologica».
La cessione del club - dopo il maldestro tentativo di passaggio di consegne a Guardascione - resta quindi scenario assolutamente concreto ma Colantonio non vuol parlarne adesso: «Fino al 30 aprile per me conta solo il risultato sportivo. Il mio unico obiettivo è adesso salvare la categoria e perciò non parlo di altro. Se ci sono stati altri contatti con potenziali acquirenti? C’è stata qualche manifestazione di interesse e con un interlocutore il discorso sta andando avanti. Ma non è questo il momento di parlarne».
E se la domanda di ammissione dovesse essere rigettata dal Tribunale? «La Turris pagherebbe i propri debiti per quella che è la loro consistenza originaria. Faccio un esempio: se decido di acquistare qualcosa ed al momento del pagamento chiedo uno sconto o un rateizzo, vuol forse dire che non ho i soldi o l’intenzione di pagare? No. Vuol dire che provo ad avvalermi di strumenti legali e legittimi che sono a mia disposizione».