Rocco Hunt: dopo la Terra dei fuochi canto le spose bambine

di Federico Vacalebre
Venerdì 31 Ottobre 2014, 23:20 - Ultimo agg. 23:25
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«Pane e rap», dice uno dei brani rinnovati per l’occasione. «’A verità 2.0» è insieme remake del fortunato album con cui Rocco Hunt ha messo in riga le star dell’hip hop italiano e celebrazione «di un anno magnifico, vissuto più che intensamente», racconta Rocchino, che ha scelto il Medimex di Bari - dove è stato premiato ieri come rivelazione del 2014 - per lanciare il cd in uscita martedì, disponibile anche in una versione deluxe: in quella normale c’è un cd più un dvd con brani dal vivo e interviste, nell’altra c’è anche il cd originale ed un cornetto portafortuna.



«Riparto da Sanremo, da quella vittoria che mi ha aperto le porte di case dove altrimenti le mie rime, e i miei pensieri non sarebbero entrati», racconta il ragazzo di «’Nu juorno buono», che all’Ariston ha vinto tra le Nuove Proposte, ma certo ha fatto più strada lui con la sua canzone che Arisa, trionfatrice nella categoria dei big: «Voglio fare un punto su questo straordinario periodo che ho attraversato, prima di staccare un attimo la spina, di sparire per qualche mese, tra vacanze e bisogno di ricaricare le pile e l’ispirazione. Per lavorare a un disco davvero nuovo dovrò avere delle cose da dire. Per questo a chi mi chiede se non mi piacerebbe tornare in gara al Festival tra i Campioni ripeto che sto fermo un turno. Soprattutto se davvero dovesse andarci Clementino: vorrà dire che toccherà a me tifare per lui, profetizzare il suo exploit».



L’altra rapstar campana, «mio fratello», è puntuale all’appello. Mister Maccaro spunta in «Lyrical mystery»: «È un pezzo pronto da un anno, abbiamo dovuto aspettare a lungo una liberatoria perché con noi c’è anche un grande rapper americano, R.A. the Ragged Man, uno dei pochi bianchi che abbia collaborato con Notorious Big». Toltosi anche questo sfizio, Rocchino mette insieme «inediti, qualche remix e rivisitazioni di miei pezzi usciti all’inizio della mia carriera». Vent’anni - li compie il 21 novembre - non sembrino pochi per rimettere mano al proprio passato: «Ho preso brani che stavano sul mio primo ep, ”’A musica è speranza”, o che erano usciti solo su Youtube o come bonus track per iTunes e mi sono regalato dei nuovi beat sotto i miei versi».

«E non è che simmo turnate, nuie nun simmo mai partute», rappa nel primo, e più significativo, degli inediti, «Il sole tra i palazzi», che sarà anche il titolo del suo libro in uscita per Mondadori prima di Natale: «Sono nato dove la luce non entra, credevo di non farcela, ma ho visto il sole tra i palazzi, la bellezza tra i rifiuti». Il suo compito, allora, diventa quello di portare «’nu poco ’ bene dove ’o bene nun ce sta», «innanzitutto nella terra dei fuochi che bruciano ancora più che mai».



Il repertorio «conscious» convive con quello destinato ai piccoli fans: «Replay 2.0», ad esempio, «è un duetto con Alessandro Casillo, che ha vinto a Sanremo, nella mia stessa categoria, nel 2012. Potremo ben parlare di amore adolescenziale noi due, no?». Il singolo di lancio, però, è «Ho scelto me»: «È come dire che riparto da me, che dopo tanto clamore, lavoro, serate, incontri, donne, illusioni, delusioni, successo denari... riparto da me, resto fedele a me stesso. E so che ci saranno cadute, ma mi preparo a rialzarmi».



Sempre più «Giovane disorientato» (qui rivista con Guè Pequeno dei Club Dogo), Pagliarulo (così all’anagrafe) non ha paura di passare dai testi sociali a quelli d’amore, di alternare ritmi più impegnativi ad aperture al pop ed alla scena postmelodica, di affrontare questioni «importanti»: «’Na sposa creatura» è la storia di Razie Ebrahim, «condannata a morte in Iran perché a 17 anni uccise il marito in un estremo atto di ribellione contro il bruto a cui era stata data in sposa a 14 anni». «Una logica del Medio Evo te fa spusa’ creatura cu n’omm che nun t’appartene», dice il flow. «Non chiamiamoci fuori. In Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, è successo fino agli anni ’50 e ’60 che le famiglie combinassero i matrimoni, che spose bambine fossero immolate sull’altare di un affare o del perbenismo. Per la nostra religione cattolica, proprio come qui per quella islamica, era tutto Ok». Potrebbe essere la prima traccia per una sceneggiata rap, se solo un regista azzardasse un’ibridazione di linguaggi che potrebbe dare esiti clamorosi: «Ho letto questa storia su un giornale e mi è rimasta dentro, come un peso da tirare fuori. Non cambierò niente, non ridarò la vita a Razie, non salverò la pelle ad altre ragazzine condannate da barbari senz’anima, ma almeno non canto solo il mio piccolo stress, i miei piccoli problemi».



Le sospirate vacanze, però, dovranno attendere: lunedì inizia da Napoli, Feltrinelli Express, un lungo tour di firmacopie («detengo il record di vendite, vediamo se mi batto da solo»), e poi ci sarà il libro da promuovere: «È faticoso, ma è la vita che sognavo. E, poi, avrò tempo per prepararmi un bel viaggio. E trovare la giusta compagnia».