Il Capodanno nel pozzo nero del Plebiscito

di Vittorio Del Tufo
Martedì 25 Novembre 2014, 23:21
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L’anno scorso ci vollero fiumi di inchiostro, e la mobilitazione di cantanti, attori e sportivi, per convincere sindaco e soprintendente a fare quello che in tutta Europa è il minimo sindacale: piazzare un paio di luminarie nella piazza simbolo della città e sottrarla, almeno durante le feste, al buio, ai vandali e al deserto. De Magistris e Cozzolino se la cavarono con un alberello assai spelacchiato e due palle fluorescenti che al confronto i led colorati di Trafalgar Square sono la supernova di Piero Angela. Quest’anno in piazza Plebiscito andrà peggio, per lo scuorno di chi l’ha condannata al degrado. Niente luminarie, niente albero, niente slitte e niente palle. Sarà un Natale al buio, l’ennesimo. Tutta colpa, stavolta, dei ponteggi che impacchettano la piazza («incompatibili con l’installazione di luminarie») e del concerto di Capodanno che avrà luogo davanti al portico di San Francesco di Paola. Accidenti: vuoi vedere che se la nostra piazza più bella resterà un pozzo nero maleodorante e triste dobbiamo prendercela con Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo? Non diciamo sciocchezze.

Vi sono molti modi per farsi male da soli e questa amministrazione sembra conoscerli tutti. Buttare via sedici milioni di euro per organizzare un Forum delle culture di cui nessuno si è accorto e lasciar morire il Plebiscito - perché di lenta morte si tratta - è uno di questi. Ci sbattiamo la testa da anni, attorno alla vergogna della piazza mummificata e deserta. Gli incomprensibili editti della soprintendenza - che ha confuso la sacrosanta tutela della piazza con il più granitico immobilismo - e il torpore del Comune l’hanno lasciata sfiorire: senza luci, senza tavolini, senza botteghe, senza progetti, senza uno straccio di idea. Simbolo di un fallimento che l’ha ridotta, da museo a cielo aperto, a sepolcro di se stessa. La nostra grande bellezza nelle mani dei custodi del buio.