In viaggio con Ferdinando II: il libro di Gina Ascolese

Oggi la presentazione al Circolo della stampa

In viaggio con Ferdinando II: il libro di Gina Ascolese
In viaggio con Ferdinando II: il libro di Gina Ascolese
di Massimo Roca
Mercoledì 24 Aprile 2024, 09:09
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«Io vedo nel Risorgimento ed in tutto quello che lo preparò, l'unica cosa nobile e bella che l'Italia abbia fatto negli ultimi quattrocento anni, e non mi sembra di dir poco» con questa citazione di Indro Montanelli si apre Nozze, carrozze e re - I Borboni nel 1859 (La valle del tempo, 197 pag., 15 euro) il romanzo storico di Gina Ascolese che sarà presentato oggi, alle 17.30, al Circolo della stampa di Avellino. Con l'autrice ci saranno Silvio De Majo, Franco Festa e Bianca Maria Paladino.

La ricostruzione del viaggio, tra Caserta e Bari, di 6 carrozze con a bordo re Ferdinando II di Borbone, la regina Maria Teresa, il principe ereditario Francesco ed un piccolo seguito diretti ad accogliere la promessa sposa dell'erede al trono, Maria Sofia di Wittelsbach, rappresentano il pretesto per un particolare spaccato sui Borboni ed il Meridione d'Italia negli ultimi anni del Regno delle due Sicilie, alla vigilia dell'Unità d'Italia.

Il taglio quasi didattico e didascalico è presente in tutto il lavoro dell'ex docente di italiano e latino nei licei di Avellino e Perugia. Capitoli brevi, descrizioni efficaci, flashback non dispersivi: l'evento del viaggio, testimoniato dalle cronache ottocentesche, offre lo spunto per un racconto poco noto.

Vi s'intrecciano storie di regnanti, indagati anche nella sfera personale e privata, oltre a figure di famosi oppositori liberali. Un romanzo storico che fa riflettere. Immaginate un grande reset della società moderna e di colpo ritrovarsi all'alba della democrazia. Un re, Ferdinando II di Borbone, che con una mano concede la Costituzione e con l'altra la toglie. Un Parlamento a cui accede un ristretto censo. Mercenari svizzeri che reprimono nel sangue e restaurarono lo status quo: l'atmosfera preunitaria suscita riflessioni ed invita a parallelismi, se vogliamo anche arditi, con le derive moderne delle democrazie. Un passo su tutti: nell'introduzione storica alle vicende del romanzo si descrive la repressione del 15 maggio 1848 ad opera dei mercenari svizzeri ingaggiati dal re: «L'eccidio finì solo a tarda sera, quando ebbero la loro parte anche i lazzari cioè la plebe di Santa Lucia e dei vari quartieri bassi di Napoli. Costituivano, questi, un folto numero di borbonici estremi, ultimi nella scala sociale, che, diversamente dal popolo operoso di bottegai, commercianti, artigiani, non avevano un lavoro e sbarcavano il lunario in strada, parassitariamente, nell'attesa di feste, farina e forca: tutti armati di coltelli, secondo l'uso. Anche quelli fecero la loro parte di violenza e rapina dopo gli Svizzeri, all'orribile grido viv' 'o rre, e corsero a fare man bassa di quanto restava nelle abitazioni devastate».

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Se c'è una valenza educativa nel lavoro di Gina Ascolese è questa: riflettere sul valore delle conquiste sociali del Novecento, sul bene della libertà e sul valore di questa "gemma imperfetta", per dirla con Fossati, che è la democrazia. Ampio spazio è dedicato all'Irpinia attraversata lungo il viaggio: Mugnano, Monteforte, il Santuario di Montevergine e la sfilate delle carrozze «attraverso il lunghissimo viale dei Pioppi» ad Avellino dove il regime poliziesco instaurato dal sovrano si estrinsecava attraverso la figura di un intendente piuttosto rozzo che conosceva solo l'odio per i liberali e per chi avesse studiato e che si reggeva grazie ad un esercito di spie e gente corrotta. Un pranzo tra paccheri, soppressate «conservate morbide nella sugna» e caciocavalli prima di addentrarsi nella Siberia dell'Alta Irpinia: «Sopra alle montagne dell'Appennino, lontane dal mare, aveva trovato la Siberia: come facevano a viverci quelle genti?».
 

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