Morcone, centro migranti: ora l’obiettivo è il lavoro

Si punta ad assicurare agli ospiti, donne e bambini un futuro migliore

La struttura di accoglienza di Morcone
La struttura di accoglienza di Morcone
di Luella De Ciampis
Domenica 21 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 10:47
4 Minuti di Lettura

È di fondamentale importanza preparare al lavoro gli ospiti del centro migranti di Morcone per assicurare un futuro agli adulti e alle loro famiglie. «La legge è cambiata – spiega Massimo Diglio, direttore della struttura - per cui, a distanza di un anno dall'arrivo in Italia non possono più beneficiare dell'assistenza dello Stato ma devono vedersela da soli. Hanno la possibilità di inoltrare ricorso ma possono essere tutelati fino al grado di giudizio di tutela ma poi devono vedersela da soli».

Le norme attuali sono dunque più stringenti e, in questo quadro, la possibilità che le donne finiscano nelle maglie della prostituzione e gli uomini nel mercato dello spaccio di stupefacenti o siano costretti a delinquere, diventa molto più concreta. È difficile che lo Stato faccia ricorso al rimpatrio, se non in casi limite, ma comunque la prospettiva di avere sul territorio persone che non hanno i mezzi di sostentamento necessari per sopravvivere in modo dignitoso, potrebbe diventare di difficile gestione. Il permesso di soggiorno viene centellinato e accordato solo nei casi di provenienza da zone di guerra. «Le vulnerabilità – continua Diglio – seguono un percorso diverso e sono soggette a integrazione immediata nei Sai, sevizi di assistenza immigrati.

Quindi, i minori accompagnati e non, i disabili, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, i genitori singoli con figli minori, le vittime di tratta di esseri umani, le persone affette da gravi malattie e da disturbi mentali, o che hanno subito torture, stupri e altre forme di violenza psicologica, fisica o sessuale e le vittime di mutilazioni genitali sono tutelati a prescindere dal motivo per cui sono arrivati in Italia».

Il centro di Morcone ospita 88 persone che la dirigenza, insieme agli operatori che svolgono attività di supporto a vario titolo, sta cercando di integrare nel tessuto sociale del paese e di preparare al futuro attraverso iniziative mirate, sia a far conoscere ai residenti il lato umano, le sofferenze, i sentimenti che si nascondono dietro quegli occhi neri come la notte e profondi come l'oceano, che a prepararli al lavoro. Tra le iniziative da avviare è previsto un corso di informazione e di formazione preparatorio in grado di creare i presupposti per indirizzarli alla scelta di attività lavorative che consentano agli uomini e alle donne stranieri di acquisire il diritto al lavoro.

Video

A distanza di poco meno di un anno dalla sua apertura, il centro continua a ospitare donne vittime di tratta e di abusi sessuali che hanno difficoltà ad aprirsi e a denunciare la loro condizione per paura di rappresaglie e per una forma di diffidenza atavica che nasce proprio dalle esperienze vissute. Non è per niente facile riuscire a far passare il messaggio che sono al sicuro e che non hanno nulla da temere e riuscire a restituire fiducia a un'umanità che troppo spesso ha dovuto fare i conti con la sofferenza e con lo sfruttamento. Per questo, il monitoraggio è costante e capillare per evitare che si creino sacche di malaffare tra gli ospiti, ponendo grande attenzione ai movimenti delle giovani donne che vivono nella struttura e agli spostamenti degli uomini.

Trattandosi di un piccolo centro non è difficile riuscire a tenere sotto controllo la situazione e a evitare che prendano piede attività di spaccio e di prostituzione. In definitiva, tra nuovi arrivi e continue partenze, il numero degli ospiti dell'ex carcere di contrada Piana, almeno fino ad ora non ha mai superato le 100 unità e il consuntivo del percorso che hanno fatto e della possibilità che hanno avuto a essere arrivati in un luogo sicuro, lontani dalla guerra, dal deserto, dal mare in tempesta, dalla fame, dalla sete e dai soprusi, è sicuramente positivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA