Caserta, brand di eccellenze: dal Belvedere la sfida europea

Promossa la sottoscrizione della Dichiarazione Med Diet

Il workshop
Il workshop
di Maria Beatrice Crisci
Mercoledì 24 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:02
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Dal Belvedere all’Europa. Consorzi, istituzioni, consigli nazionali delle professioni e attori del territorio fanno rete per sostenere progetti sulla promozione del brand campano e dei suoi prodotti. In un luogo simbolo del lavoro, il Real Sito di San Leucio, l’Irvat, l’Istituto per la valorizzazione e la tutela dei prodotti regionali, ha promosso la sottoscrizione della Dichiarazione Med Diet.

Questo documento, con i valori della dieta mediterranea, consente di entrare a far parte di una rete internazionale attualmente composta da 270 operatori di nove Paesi europei, l’Euro-Cluster MD.net, registrato nella piattaforma della Commissione europea. È stato sottoscritto e approvato ieri in occasione del workshop “Valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche campane”.

Ciro Costagliola, presidente dell’Irvat, esprime la sua soddisfazione: «Proprio cogliendo questa occasione abbiamo messo insieme gli utenti, ma in particolare, abbiamo puntato al mondo delle professioni. Si sono incontrati sei consigli nazionali delle professioni regolamentate che fanno riferimento all’agroalimentare e che si sono messe intorno a questo tavolo per ragionare insieme. Con il comitato tecnico scientifico abbiamo predisposto il documento con la finalità di presentarlo alla piattaforma del Consiglio d'Europa e avere un'interlocuzione privilegiata per i progetti europei a cui stiamo partecipando». Nicola Caputo, assessore regionale all’agricoltura: «Bisogna rafforzare il brand campano. La nostra è una grande regione agricola, dobbiamo avere maggiore consapevolezza della nostra forza e dobbiamo anche mettere i produttori nella condizione di essere meglio percepiti sui mercati internazionali.

Abbiamo un unico problema, se problema si può definire, ed è quello del limite dimensionale delle nostre imprese che devono mettersi insieme nelle reti di impresa, nei consorzi, nelle cooperative. E bisogna lavorare a un progetto di marketing che debba essere orientato a un brand forte».

Le parole del sindaco di Caserta Carlo Marino: «Ci può essere una crescita del nostro territorio e delle ricchezze solo se facciamo sistema. Questa iniziativa ci ha permesso di parlare, di confrontarci e di mettere a sistema una filiera economica, sociale e gastronomica correlandola alla bellezza della nostra terra. La filiera cultura va messa insieme all’enogastronomia. Fare rete, fare sistema, costruire un modello, una condivisione di scelte può essere un'occasione per la nostra realtà». «È un momento importante questo - ha detto Gustavo Ascione, presidente Rete San Leucio Texile - perché nella competizione internazionale la qualità e il collegamento con il territorio sono i due asset per essere concorrenziali. Abbiamo la possibilità di lavorare sulla qualità e sul forte radicamento territoriale. Se diamo valore a questi elementi potremo competere a lungo».

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Poi, Cesare Avenia del Consorzio Vitica: «Già da tempo abbiamo avviato una iniziativa di aggregazione dei vari Consorzi di tutta la Campania. Abbiamo aderito a iniziative europee. La firma di questo manifesto è importante soprattutto per quella che viene definita la Dop Igp economy, la possibilità di misurare quelle che sono le ricadute sui territori. Questa è la sfida». «La vera strategia che rafforza le filiere è avere una organizzazione», così il direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno Antonio Limone. Quindi, Roberto Orlando, presidente del Consiglio Nazionale Dottori Agronomi e Forestali: «I consorzi dovrebbero fondersi tra di loro per avere maggiore massa critica e aggredire i mercati».

In un contesto di valorizzazione della cultura gastronomica campana non poteva mancare una stella come Franco Pepe in un luogo come il Belvedere leuciano, così prossimo a Caiazzo. Lo chef pizzaiolo, famoso nel mondo, ha sostenuto: «Credo di aver dato un segnale con il progetto Pepe in Grani, che non è una pizzeria, ma un progetto per il territorio. C’è stata una grande trasformazione dal contadino all’azienda agricola con figure tecnico-scientifiche. La rete è importante. Ho iniziato nel 2012 con 5/6 aziende, ora se ne contano circa 40 che lavorano sul territorio per il mio progetto. Il passo in più è l’interazione, tra le istituzioni e le realtà locali».

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