Funziona la strategia dei piccoli passi. Approvato il progetto per il biodigestore d'ambito: l'impianto è stato ritenuto idoneo. Ma, per il momento, è stato collocato in posizione non utile in graduatoria per ottenere immediatamente i finanziamenti del Pnrr. Costa circa 20 milioni di euro ed è stato concepito e calibrato sulle esigenze dei Comuni aderenti all'ente di ambito territoriale (Eda): Maddaloni, San Marco Evangelista, Valle di Maddaloni, Arienzo, Cervino, Santa Maria a Vico, San Felice a Cancello.
Ci sono l'intesa tra i Comuni, ancorata al progetto dell'ente d'ambito (Eda) per il ciclo integrato dei rifiuti, il sito ritenuto idoneo e la candidatura ufficiale.
Nel nuovo Puc, che approderà in Consiglio per l'approvazione a fine maggio, c'è già l'area prescelta: si tratta della zona confinante con lo scalo merci ferroviario ricadente nel territorio di Maddaloni. Insomma, non ricadente nella “zona satura”, istituita dalla Regione, che invece va a perimetrare il «sovraccarico di impianti inquinanti produttivi esistenti nell'area di località Pantano». A essere differente non è solo l'ubicazione, ma cambiano soprattutto le dimensioni: le schede tecniche del sistema di trattamento dei rifiuti umidi sono state redatte dai tecnici dell'Esa ed esclusivamente sulla base dei volumi di rifiuti prodotti dai comuni serviti. «Quindi la sostenibilità - conclude il sindaco - è garantita».
Il fatto davvero nuovo è che non esiste, su un argomento da sempre divisivo, una vera opposizione organizzata. Anzi, la proposta è stata votata a larga maggioranza dal consiglio comunale, persino dai Verdi e dalle associazioni ambientaliste. Anzi, la primogenitura del progetto spetta ai "Verdi arcobaleno" che, già nel lontano 1997, candidavano località Pantano e dintorni come idonea per allocare gli impianti necessari al completamento del ciclo dei rifiuti.
Contrario, sempre e comunque, l'ex candidato a sindaco di Fratelli d'Italia Antonio Crimaldi: «Da maddalonese e da ex consigliere comunale di Acerra, mi dichiaro contrario per tre motivi: primo, non si conosce ancora quale sia l'impianto della Regione per il completamento del ciclo dei rifiuti pertanto qualsiasi progetto ha senso in un discorso su scala regionale; secondo, l'area vasta, tra Acerra e Maddaloni, ha già pagato un prezzo altissimo agli opifici inquinanti; terzo, è il momento di discutere di riqualificazione e recupero ambientale e non sempre e solo di nuovi insediamenti».
L'ultima parola spetta alla Regione. E al momento, sull'impianto voluto da nove Comuni per il trattamento di 25mila tonnellate di rifiuti all'anno, ancora non è stato espresso nessun parere.