Task force antibrucellosi a Caserta,
rogo in casa del dirigente

Task force antibrucellosi a Caserta, rogo in casa del dirigente
di Mary Liguori
Domenica 7 Novembre 2021, 12:00
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Una candela bianca, sciolta sul pavimento al centro di un salone antico, le sedie di legno invecchiato da decenni di inusura carbonizzati come i piedi del tavolo al quale nessuno si siede più da decenni. La casa in campagna di Marcello Di Franco, coordinatore della task force dei veterinari specialisti ambulatoriali che si occupa in tutta la Regione dei controlli antibrucellosi negli allevamenti bufalini, ha rischiato di esplodere. Nell'attico d'inizio 1900 a San Gregorio Matese, una bombola del gas ritrovata aperta. Forse conteneva pochissimo metano, altrimenti l'intero edificio sarebbe esploso. Del rogo e del mancato botto si sono accorti gli operai che, due giorni fa, sono intervenuti per una precedente infiltrazione. Non si ha contezza del momento in cui il piromane si è introdotto nella casa di campagna di Di Franco, se non che l'irruzione è avvenuta negli ultimi venti giorni perché, a metà ottobre, appunto, ci si accorse delle perdite d'acqua. Sta di fatto che il raid è ora oggetto di un'indagine delegata ai carabinieri di Piedimonte Matese. E che secondo il diretto interessato, Marcello Di Franco, l'episodio è collegato alla sua attività in ambito bufalino di controllo nelle aziende per la prevenzione della brucellosi.

«Mi è successo di subire minacce durante controlli su aziende del Litorale Domitio, è capitato in passato.

Ma mai mi sarei aspettato una cosa del genere - ha dichiarato Di Franco - Duole dirlo, ma c'è un sistema che coinvolge anche parti delle istituzioni, persone strutturate nelle Asl. È il sistema che non funziona come se ci fosse l'Antistato nello Stato. Non riguarda il solo mondo allevatoriale, se ci sono legami con qualche politico o a qualche veterinario, il problema c'è. Noi, come task force, abbiamo guardato a tutto il marcio che c'era, a trecentosessanta gradi, e abbiamo denunciato alla Procura. Lo abbiamo fatto quando con i Nas abbiamo scoperto che alcuni allevamenti ricorrevano ai vaccini di frodo, un fenomeno nel quale erano coinvolti anche veterinari (vicenda che non ha portato ad alcun processo, ndr) dove la profilassi con farmaci provenienti dagli Usa e dell'est europeo si è bloccata grazie al nostro intervento. Abbiamo smascherato che c'erano bufale infette mascherate dai vaccini, poi il contagio è aumentato. Poi ci siamo occupati del fenomeno dello sversamento abusivo delle aziende bufaline dei reflui nei canali dei regi lagni. E siamo intervenuti con le autorità giudiziarie». Il braccio di ferro tra la linea degli abbattimenti e quella dei vaccini ha vissuto in questi mesi momenti di tensioni altissime. «C'è qualcos'altro dietro, - dice Di Franco - ci sono grossi interessi economici, non è la camorra, ma un sistema che vuole colpire la task force perché stiamo capendo troppe cose. Non ho nemici, sono una persona perbene, fino all'anno scorso andavo anche a sequestrare allevamenti con brucellosi, in un allevamento a Castel Volturno mi hanno quasi sparato addosso, per cui mi hanno spostato su altri tipi di attività come biosicurezza e il controllo degli scarichi regi lagni eccetera», ricorda Di Franco. «Ultimamente - continua - sono stato su aziende critiche Casal Di Principe, Castel Volturno, Santa Maria La Fossa, Sant'Angelo di Alife, però non ho avuto gli scontri del passato. Non sono in grado di identificare chi possa aver fatto questo, ma gli unici attriti che posso aver avuto sono legati alla mia attività con la task force. Ho detto tutto ai carabinieri. Ho dovuto spiegare a mia madre che nessuno mi vuole uccidere, non ho scorte e non ne voglio avere perché non sento che questo sia un attacco contro di me, ma contro ciò che rappresento, la parte sana delle istituzioni che in Campania c'è e lavora con serietà, ma è nascosta e ha paura». Quello casertano, per Di Franco, è un ambiente insalubre sotto il profilo delle infiltrazioni. «I servizi più compromessi da forze trasversali che vanno dalla politica all'imprenditoria fino alla camorra che non è più quella do una volta ma ha bilanci di centinaia di milioni di euro, sono a Caserta e a Messina» dice. «Le intimidazioni ci sono ovunque, la settimana scorsa incendiata l'auto di un collega a Foggia, ma a Caserta non è un problema solo di allevatori». E sul futuro Di Franco chiarisce: «Andrò dal ministro, se devo lasciare per la sicurezza della mia famiglia lo farò, ma a lasciare scoperti così i miei colleghi che hanno combattuto con me questa battaglia davvero non ci sto».

«Piena solidarietà al presidente nazionale della Federazione Specialisti Ambulatoriali» è stata espressa dalla Federazione regionale. Sul caso è intervenuto anche il presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, Domenico Raimondo. «Quanto accaduto è increscioso e sconcertante, massima solidarietà a Di Franco e alla task force regionale che guida. Mi auguro che al più presto gli inquirenti facciano chiarezza. Non posso però non farmi una domanda: a chi giova questa situazione se c'è chi minaccia chi lavora per eradicare un problema che da anni affligge la nostra regione, che ci espone ad attacchi mediatici che possono ripercuotersi anche sulle vendite? La Regione Campania dovrebbe intervenire con maggiore celerità sugli indennizzi - conclude Raimondo - per incentivare gli abbattimenti perché i tempi di certo scoraggiano anche chi non è ideologicamente contrario alla norma. La politica accompagni gli imprenditori con i tempi dell'impresa e non con quelli della politica». 

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