Ercolano, decifrati i papiri carbonizzati: «Rivelano chi era Carneade»

Il prof Ranocchia: «Individuato anche il luogo esatto della sepoltura di Platone»

I papiri di Ercolano
I papiri di Ercolano
Maria Pirrodi Maria Pirro
Lunedì 22 Aprile 2024, 23:31 - Ultimo agg. 24 Aprile, 10:02
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«Carneade! Chi era costui?» Una risposta alla battuta di don Abbondio nei Promessi sposi, poi diventata proverbiale, si trova nei papiri carbonizzati di Ercolano, appena decifrati. Quindici righe danno informazioni sul celebre filosofo, il più citato e meno conosciuto: chiariscono i motivi che lo spinsero a smettere di scrivere, svelano le discussioni con lo stoico Diogene di Babilonia, assieme a Critolao altro caposcuola ateniese.

Ed escludono che un «Carneade II» sia mai esistito: «Il suo successore, dopo il ritiro dall’attività didattica, fu Polemarco di Nicomedia» certifica il professore dell’università di Pisa Graziano Ranocchia, anticipando i risultati del progetto «GreekShools» che presenterà stamattina alla Biblioteca nazionale di Napoli. 

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Quali altri segreti contengono i testi di oltre 2000 anni fa? 
«Il luogo esatto della sepoltura di Platone, nel giardino dell’Academia, vicino al cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse.

Emerge che il filosofo fu venduto come schiavo sull'isola di Egina già forse nel 404 avanti Cristo, quando gli spartani conquistarono l'isola o, in alternativa nel 399, subito dopo la morte di Socrate: che il fatto fosse avvenuto nel 387, durante il soggiorno di Platone in Sicilia, alla corte di Dionisio I di Siracusa. E ancora: i testi parlano della sua ultima notte e delle circostanze della corruzione dell’oracolo di Delfi da parte di un suo discepolo, Cherone di Pellene, e viene corretto il nome di Filone di Larissa: in realtà Filione, allievo del grammatico Apollodoro di Atene per due anni e dello stoico Mnesarco per sette anni; morì a 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale».

Così il «codice dei papiri» rivela anche un’emergenza Covid ante litteram.
«La versione critica dell’Index academicorum di Filodemo, a cura di Kilian Fleischer, appena pubblicata, fornisce anche altre informazioni sull’Accademia di Platone e la letteratura ellenistica».

Perché sono così preziose? 
«In precedenza le informazioni sono state attinte da fonti di “seconda mano” e non da manoscritti originali, come questi». 

A che punto è la lettura diretta dei testi antichi?
«Sono mille le parole mai lette prima, riviste o “corrette”, estrapolate dai rotoli carbonizzati durante l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, ritrovati nella Villa a Ercolano, per questo chiamata dei Papiri: il 30% in più rispetto alla precedente edizione del 1991».

Cosa ha consentito questo balzo in avanti? 
«La combinazione di più tecniche, dalla macro-fluorescenza a raggi X, alla fotografia all'infrarosso all'imaging iperspettrale a onda corta. E, naturalmente, l’uso di un microscopi digitali ad alta risoluzione: uno è stato installato, proprio per questo, nell'Officina dei papiri della Biblioteca. In più...».

In più, cosa? 
«Per la prima volta, abbiamo letto alcuni strati di rotoli sovrapposti, ovvero "attaccati" l'uno all'altro».

Cosa dicono? 
«Al momento abbiamo indicato solo poche lettere e parole...». 

Ma non si fa più rapidamente con l'intelligenza artificiale, come dimostra l’altro progetto in corso negli Stati Uniti? 
«Solo i rotoli chiusi, 200 in totale, possono essere letti con tecniche di “machine learning”».

Quelli aperti, no? 
«Non possono essere trasportati fuori dalla Biblioteca, perché troppo fragili, e questi rotoli, papiri, che sono stati svolti e incollati sul cartoncino nel Sette-Ottocento, non possono essere trasformati in immagini con la stessa tecnica utilizzata nell’altro progetto».

Quanti testi, dunque, sono «bloccati» a Napoli? 
«Ben 1600 su 1800».

Oggi non sono più consentite operazioni invasive di alcun tipo sui rotoli carbonizzati. 
«Ma il tempo sta gradualmente distruggendo un tesoro unico: anche per questo è fondamentale la sua archiviazione digitale, preservarne il contenuto e renderlo accessibile a quanti più studiosi e appassionati, accelerando le operazioni di analisi dei testi». 

Il progetto GreekSchools, finanziato con 2,5 milioni, coinvolge Cnr di Napoli e Pisa e prevede che le edizioni dei papiri siano condivise su una piattaforma digitale, online e ad accesso aperto. 
«La nostra è già attiva, ed è open-source: con edizioni critiche innovative e fonti digitali da modificare e commentare a distanza. Inoltre, abbiamo creato una nuova rivista internazionale “Philosophical papyri: a journal of ancient philosophy and the papyrological tradition”, pubblicata da Fabrizio Serra per riunire le ricerche sui papiri di Ercolano e quelle sui papiri greco-egizi in passato erroneamente separate».

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