Gabriella Genisi e lo spin off di Lolita Lobosco: «Quando l’omicidio diventa gioco di ruolo»

«Bari è una città sotto pressione e la situazione è sempre bollente, Lolita è pronta per tornare in azione»

Gabriella Genisi
Gabriella Genisi
di Francesco Mannoni
Domenica 5 Maggio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 20:16
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Lolita Lobosco non è la protagonista del nuovo romanzo della cinquantanovenne barese Gabriella Genisi Giochi di ruolo (Marsilio, pagine 240, euro 15) ma è ugualmente presente come una sorta di mente superiore che appare nei momenti più difficili per il protagonista, il vicequestore Giancarlo Caruso. Il fascinoso siciliano, dopo la fine della sua relazione con Lolita, ha accettato l’incarico di primo dirigente presso il commissariato di Manfredonia per allontanarsi da lei e dimenticarla. 

Ma perché fare di Lolita una coprotagonista, Genisi? 
«La serialità tende a soffocare la creatività di uno scrittore: per addentrarmi nel mondo maschile cerco di reinventarmi con nuovi personaggi.

Questo è uno spin-off di Lolita: ho deciso di dare spazio al personaggio Caruso e, mentre scrivevo, si è imposta la Lobosco, sempre concreta, a tratti sognatrice, bella come l’attrice Luisa Ranieri che la interpreta nella fiction televisiva».

A Manfredonia la malavita impera. Indagando nella frazione balneare di Siponto, quella che sembrava una morte per droga si rivela un delitto, anche se la porta di casa era chiusa dall’interno. Per Caruso la questione si complica. Ci sono tracce di Fentanyl nell’ago che il morto, un agiato scapolo sessantenne, aveva ancora infilato nel braccio. Ma la fidanzata, strepita e asserisce che l’uomo non ha mai fatto uso di stupefacenti. E poiché non sarà l’unico cadavere ad impegnare un Caruso un po’ impreparato, Lolita, accorre in suo aiuto. Scavando nel passato della vittima. Ma cosa sono i «giochi di ruolo» al centro del giallo? 
«Semplificando potremmo dire che sono sfide, gare di supremazia e di abilità: una via di mezzo tra il gioco da tavolo e il teatro per la drammatizzazione delle storie. Consentono ai giocatori di interpretare delle parti, li trovo istruttivi, sempre che non ci si lasci prendere la mano: quando succede il dramma può diventare tragedia. In Italia i giochi di ruolo arrivarono dall’America nei primi anni ‘80 del secolo scorso ed ebbero un successo straordinario, soprattutto a Bologna. E a Bologna ha inizio il romanzo».

Come ha scoperto i giochi di ruolo? 
«L’anno scorso mi trovavo a Roma, e ho parlato con dei ragazzi che lavoravano a una sceneggiatura per giochi di ruolo. Mi hanno spiegato che questo gioco può durare per tutta la vita. Insomma, sono dei videogiochi ante litteram».

Per proseguire le sue indagini Caruso fa tappa a Bologna, dove iniziò il gioco gestito dalla vittima: quali misteri nasconde questa città? 
«Ho una certa predisposizione per ricordare i più famosi delitti della cronaca nera italiana, ma avevo dimenticato l’omicidio di Francesca Alinovi, critica d’arte trentacinquenne e insegnante del Dams uccisa a Bologna nel 1983. Approfondendo le mie ricerche ho scoperto che negli anni ‘80 i giochi di ruolo erano molto praticati proprio a Bologna e così ho deciso di ambientarvi parte del romanzo. Ho visitato la città, ho perlustrato i quartieri, il negozio che cito nel libro, e sono andata a cena da una mia amica che abita proprio in via Del Riccio dove è avvenuto il delitto Alinovi. Oltre a lei tra il 1982 e 1983 altre tre persone (un professore e due studentesse) furono assassinate tanto che la stampa parlò di killer degli intellettuali e di delitti del Dams. C’entravano i giochi di ruolo? Bologna nasconde misteri intriganti».

A Manfredonia, Caruso subisce un attentato esplosivo che fa saltare in aria la sua macchina, a causa delle sue avventure amorose. 
«È un incauto direi, non si è reso conto del contesto. Lui è abituato alla provincia di Bari, ma la provincia di Foggia è sotto la morsa della criminalità organizzata, una sorta di emergenza nazionale che ho provato a raccontare. La mafia pugliese sembra aver superato tutte le altre mafie per le attività illecite e le infiltrazioni in molti ambiti politici: una sorta di malavita inarrestabile e meno arginabile. Al momento credo che sia la più feroce, soprattutto quella dove ancora si uccide, anche se i mafiosi d’oggi i sono dei manager che operano in cravatta in maniera non violenta».

Quando tornerà Lolita in libreria? 
«Presto. Bari è una città sotto pressione e la situazione è sempre bollente. Lobosco è pronta per tornare in azione». 

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