Industria, dall'Oreficeria di Valenza alle Conserve di Nocera: dai distretti industriali lavoro ed export record

Foresti, Centro Studi Intesa Sanpaolo: «Il rafforzamento della patrimonializzazione come fattore di resilienza»

Industria, dall'Oreficeria di Valenza alle Conserve di Nocera: dai distretti industriali lavoro ed export record
di Alessandra Camilletti
Mercoledì 8 Maggio 2024, 17:00 - Ultimo agg. 11 Maggio, 13:02
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Oltre 4.750 addetti e un export che nel 2023 ha raggiunto i 670 milioni di euro.

Provincia di Bergamo, “polo” della Gomma del Sebino Bergamasco, ribattezzato Rubber Valley. Quarta posizione nella Top 25 del Rapporto 2024 di Intesa Sanpaolo “Economia e finanza dei distretti industriali: le sfide green e digitale”. Allo studio 159 distretti (20.800 circa le imprese esaminate, che nel 2022 hanno generato un fatturato pari a 327 miliardi di euro). In testa l'Oreficeria di Valenza: 5.586 addetti e un miliardo 888 milioni di euro di export, risultati positivi in ​​tutti gli indicatori, in particolare in termini di marginalità, patrimonializzazione, evoluzione delle esportazioni nel lungo periodo e crescita del fatturato. Ed è solo il secondo esempio. Dal locale al globale. Ecco, allora. Un viaggio virtuale attraverso l'Italia e il Made in Italy che racconta la capacità di essere valore aggiunto a partire dal territorio. I distretti come modello di sviluppo.
La cifra: l'export distrettuale a 152,7 miliardi di euro nel 2023 ha confermato i livelli record del 2022, quando per la prima volta – ricostruisce il report – si era oltrepassata di slancio la quota dei 150 miliardi. Si è superata la «debolezza del mercato tedesco cogliendo le opportunità di crescita in altri mercati, per esempio Turchia, Emirati Arabi Uniti, Messico, Arabia Saudita, Cina. Ulteriore conferma della straordinaria capacità e velocità di adattamento delle imprese distrettuali», il cui avanzo commerciale è salito di altri 4,4 miliardi (+4,8%), toccando la quota record di 94,3 miliardi.


LA FILOSOFIA


La classifica tiene conto di un mix di fattori perché – spiega Giovanni Foresti, responsabile Regional Research Intesa Sanpaolo – «non vogliamo focalizzarci sulla sola crescita: rischia di essere un valore fragile se non si crea occupazione e valore sul territorio». Concetto chiave. Aggiunge Foresti: «Parliamo di specializzazioni che caratterizzano il territorio, che lo trainano. Se guardiamo Valenza, è un polo che incide tantissimo in termini di export nell’area di riferimento. Non è un caso che sia al primo posto. È un distretto strutturalmente caratterizzato da un’ottima marginalità unitaria, elemento di bilancio di maggiore persistenza rispetto alla crescita, comunque ottima. La qualità delle produzioni è particolarmente elevata. Ha attirato l’interesse delle multinazionali estere». A guardare la Gomma del Sebino Bergamasco «è un polo di specializzazione di piccole e medie imprese con una forte vocazione all’export: il 70% è presente sui mercati internazionali. Altro fattore importante è la diffusione dei certificati di qualità: ce l’ha un’impresa su due. È molto alta la diversificazione della clientela: dalla gomma per l’automotive al sistema casa, all’oil & gas. È un polo in cui si fa innovazione “informale”, attraverso piccole modifiche al prodotto e personalizzazione». 
Nel 2023 – ricostruisce lo studio – il fatturato delle imprese distrettuali è stimato in crescita dello 0,8% a prezzi correnti, in aumento del 20% sui livelli pre-Covid del 2019. La prospettiva è ancora a salire, dell’1,1% per il 2024 e del 2% per il 2025. La mappa segnala al secondo posto le Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena, al terzo Vini e distillati del Bresciano. Dalla Meccatronica di Trento al quinto posto ai Vini e distillati del Friuli al sesto. Dalle Macchine agricole di Padova e Vicenza in settima posizione all’Occhialeria di Belluno all’ottava, il tour fa tappa ora nell’Agro Nocerino, in Campania: Conserve di Nocera. Si producono conserve di pomodoro lavorando San Marzano e Corbarino: oltre 5.100 addetti e un miliardo e 524 milioni di euro di esportazioni. Nona posizione. «Un distretto cresciuto tantissimo sui mercati internazionali – spiega Foresti – Nel 2023, anno di rallentamento per tutti, ha segnato un più 10%. Ha una buona marginalità unitaria e propensione all’esportazione: su 70 imprese mappate, 59 hanno attività di export». In Toscana, adesso. La Camperistica della Val d’Elsa è ventesima: oltre 2.800 addetti e 972 milioni di euro di esportazioni. «Nel 2023 ha avuto un rimbalzo da massimo storico nell’export – spiega Foresti – Conta marchi importanti e le principali imprese sono tutte multinazionali. Una caratterizzazione è l’elevata attività di innovazione anche formalizzata: un’azienda su 5 ha brevetti». Nel territorio dell’Oglio Po, ora, in Lombardia. Qui, dodicesimo, si trova il distretto del Legno di Casalasco-Viadanese: 2.840 addetti ed esportazioni per 208 milioni. «Un distretto più piccolo, che fa prodotto intermedio: la caratterizzazione forte è sul fronte delle certificazioni ambientali», spiega il responsabile Regional Research Intesa Sanpaolo. Al 13esimo posto le Calzature del Brenta, al 14esimo la Nautica di Viareggio spicca per le esportazioni nel 2023. Il Prosecco di Conegliano-Valdobbiane, 18esimo, pure si distingue per l’alta competitività sui mercati esteri. 
«Quest’anno il Rapporto ha approfondito l’andamento di più lungo periodo, nell’arco di vent’anni, ed è emerso forte il tema del rafforzamento della patrimonializzazione come fattore di resilienza – sottolinea Foresti –, che è in parte la spiegazione del perché il manifatturiero e i distretti hanno mostrato buona tenuta e competitività nonostante le tante turbolenze. Guardando le aziende che hanno cessato l’attività, ci si rende conto che erano già più fragili finanziariamente nei primi anni Duemila».
Meglio se insieme. «Stare in un distretto dà vantaggi in termini di saper fare – dice Giovanni Foresti – A livello locale trovi maestranze con determinate caratteristiche, esistono centri di monitoraggio della qualità dei prodotti e centri formativi importanti come gli Its. Nel tempo si è poi consolidata la conoscenza dei mercati esteri, superiore a quella che osserviamo nelle aree non distrettuali anche a parità di specializzazione produttiva. Puro per un processo imitativo le imprese si spingono ad andare sui mercati dove già c'è il vicino, a ricercare nuove opportunità di crescita ». Concorrenza virtuosa. «Un'altra caratteristica è la qualità del capitale umano : nel differenziale di produttività, il valore aggiunto per addetto è più elevato nei distretti».

LA SCHEDA 

Gli investimenti 4.0 che aiutano il Pil

La doppia transizione verde  e digitale diventa il principale driver degli investimenti, con l'attenzione all'ambiente. Il report di Intesa Sanpaolo calcola che le imprese con investimenti 4.0 otterranno vantaggi in termini sia di crescita (+32,5% l'aumento di fatturato tra il 2019 e il 2022, il doppio rispetto a quelle non 4.0) si a di produttività ( pari nel 2022 a 76mila euro contro 60mila), secondo l'analisi effettuata su più di 200 imprese di Marche ed Emilia-Romagna e attive anche in settori ad alta intensità distrettuale. In uno scenario generale, si prevede che una spinta possa venire dagli incentivi a favore della Transizione 5.0, che prevedono circa 13 miliardi di crediti d'imposta. Una maggiore diffusione del digitale nel sistema produttivo si può tradurre in un aumento del tasso di crescita potenziale del Pil . In crescita gli investimenti per efficienti i processi produttivi e potenziare l'autoproduzione di energia: un quarto delle imprese distrettuali è riuscito a contenere l'aumento delle bollette al 4% nel quinquennio 2019-2023.

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