Terra dei fuochi, beni tornano ai Pellini; don Patriciello: «Sono distrutto e indignato Cosa dirò alla mia gente?»

Il parroco di Caivano: cosa dirò alla mia gente?

Don Patriciello
Don Patriciello
di Pino Neri
Giovedì 28 Marzo 2024, 08:36 - Ultimo agg. 29 Marzo, 07:21
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Alla fine del precetto pasquale il parroco rilascia pochissime dichiarazioni.

Padre, qual è la sua impressione su quello che è successo?
«Non ce la faccio a parlare, mi sento ucciso. Hanno ragione loro, ci devono uccidere. Gliel'ho detto ai carabinieri davanti all'altare: hanno ragione loro, hanno avuto sempre ragione loro».

Don Patriciello che vuol dire hanno ragione loro, loro chi?
«Adesso dovete lasciarmi stare, non ce la faccio proprio, credetemi.

Se parlo ora faccio solo guai».

Lei è visibilmente scosso.
«Sono distrutto, sì».

Padre, cosa dirà alla sua gente?
«Voglio vedere che cosa debbo andare a dire domattina ai bambini della scuola. Poiché vado tutti i giorni in una scuola, domattina non saprò che cosa dirgli».

Don Maurizio, il suo stato d'animo, visibile a tutti, potrebbe far pensare che qui non c'è giustizia, che i potenti fanno quello che vogliono qui da noi.
«Non voglio aggiungere altro. Sarebbe solo un danno per la nostra causa».

Dallo sguardo del prete della Terra dei Fuochi traspare un sentimento che somiglia tanto ad una miscela esplosiva di rabbia e dolore. L'amarezza è tale che spinge don Maurizio Patriciello a non parlare con nessuno per quasi tutta la giornata della sentenza di restituzione dei beni confiscati ai fratelli Pellini. Inizialmente soltanto un piccolo sfogo sui social. Uno scritto di poche ma più che esplicite righe. «Siamo allibiti. Nauseati. Indignati - il commento del prete messo nero su bianco sulla sua pagina Facebook subito dopo la notizia della sentenza - intanto, anche oggi, sto qua a parlare agli studenti di legalità. Piango. Altro non so fare per non smarrire la mia dignità di uomo». Frasi comunque durissime: «Oggi la nostra amata Italia ha scritto un'altra pagina nera. Il Signore ci doni la forza per continuare a lottare». Infine, l'accusa alle istituzioni: «Quando i nemici te li trovi in casa, però, è davvero difficile continuare a sperare».

Poche parole alle quali si aggiungono quelle pronunciate durante l'omelia del precetto pasquale, quando davanti al sacerdote delle tante battaglie per l'ambiente si è parato uno schieramento di carabinieri, giunti in serata a decine nella chiesa di San Paolo Apostolo, a Caivano, per partecipare alla messa del precetto pasquale. A quel punto don Patriciello non riesce più a trattenere il proprio pensiero. Dall'altare il parroco dice finalmente la sua circa la sentenza emanata dalla Corte di Cassazione che ha consentito il ritorno di un immenso patrimonio nella disponibilità degli stessi imprenditori dello smaltimento dei rifiuti condannati per il disastro ambientale in provincia di Napoli.

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«Chiedo scusa ai carabinieri - le parole di don Maurizio - ma sono molto amareggiato per quello che è successo. Mi auguro che i giudici abbiano deciso in questo modo tenendo conto dei ritardi e non perché abbiamo voluto decidere così». Don Patriciello ha ricevuto decine di telefonate. «Comunque - ha detto ai militari presenti - a tutti quelli che mi hanno chiamato e che mi hanno fatto una sorta di condoglianze ho risposto che quelli erano soldi che dovevano andare al territorio perché erano del territorio». Poche frasi, secche, pronunciate con rammarico ma senza vena polemica. Parole scaturite dal cuore sul conto di quel 220 milioni prima confiscati e poi restituiti.

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