Entra nel vivo il progetto del grande restauro del Plebiscito, da 4,5 milioni totali. Il prossimo passo concreto è previsto per metà aprile, quando avrà luogo un sopralluogo del colonnato di San Francesco di Paola, per rilievi anche interni, con accesso alle botteghe. «La piazza, però, non chiuderà mai i battenti durante i lavori - assicura uno dei protagonisti delle operazioni, il Direttore Regionale dell’Agenzia del Demanio Mario Parlagreco - D’accordo anche con la Sovrintendenza, realizzeremo un cantiere aperto e visitabile, tra il pubblico e il turistico, che valorizzerà la bellezza della piazza e coinvolgerà la collettività nei risultati che verranno via via raggiunti». Entro il 2026, nei piani, il colonnato sarà dotato di attività «aperte anche di sera». Più decoro e più indotto per un’area tanto centrale quanto spesso deserta. Uno dei paradossi più vistosi della Napoli capitale del turismo.
Direttore, partiamo dai lavori. Riguarderanno principalmente il colonnato?
«Riguarderanno il colonnato ad ampio raggio.
A che punto siete delle progettazioni?
«Stiamo facendo i rilievi: la convenzione è stata perfezionata il 6 febbraio. All’inizio di questo mese abbiamo quindi realizzato i primi disegni. La tappa fondamentale è prevista per metà aprile, probabilmente il 15: porteremo avanti i rilievi architettonici di tutto il colonnato. Accederemo anche nelle botteghe. Dopo l’ispezione, entro un mese avremo i risultati dei rilievi. Partirà quindi la progettazione, che vorremmo organizzare in combinato disposto con la Sovrintendenza e con il Comune, così da velocizzare anche i tempi autorizzativi. Immaginiamo di avere una progettazione esecutiva a giugno del 2025. Immediatamente dopo potrà partire la gara d’appalto».
Quindi i lavori dovrebbero cominciare nell’autunno del 2025? E quanto dureranno?
«Sì, i tempi previsti per l’inizio della cantierizzazione sono questi che lei ha appena indicato. I lavori dureranno un anno. Per l’autunno del 2026 la nuova piazza del Plebiscito sarà pronta. Intanto, il cantiere sarà studiato con la Sovrintendenza e sarà aperto, visitabile anche da università e scuole, così come a Palazzo Fondi. Sarà uno scavo per le lavorazioni e assieme un polo attrattivo per curiosi e visitatori».
Come si manterranno decoro e sicurezza?
«La nuova illuminazione contribuirà a distanziare i senza dimora. Poi entreranno in esercizio le botteghe artigiane, dopo le assegnazioni. A riguardo, se il Fec vorrà, possiamo gestire noi la gara, in accordo con Prefettura e Comune. Immaginiamo la nascita di attività aperte anche di sera. Terzo: nei progetti - con la regia anche del vicensindaco Lieto - installeremo una videosorveglianza efficace e non invasiva».
Sull’Ipogeo?
«Gli spazi sono demaniali, ma sono stati consegnati al Comune, che sta studiando un piano per le vie di esodo, necessarie per consentire l’accesso dei visitatori del museo. Siamo ai dettagli. A stretto giro aprirà e la fruibilità dell’Ipogeo non entrerà in contrasto con i cantieri».