Fondi Ue, sì del Tar a De Luca ma Fitto annuncia ricorso al Consiglio di Stato

Accolto il ricorso della Campania per il mancato riparto dei fondi Fsc

Vincenzo De Luca al liceo De Sanctis
Vincenzo De Luca al liceo De Sanctis
di Adolfo Pappalardo
Martedì 20 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:26
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Il primo match è della Regione Campania. I giudici del Tar campano, infatti, hanno accolto il ricorso presentato contro il ministro Fitto per il mancato riparto dei fondi Fsc. Il motivo, sostanzialmente, della manifestazione di Roma di venerdì dei sindaci campani, con il governatore in testa, finita al centro di mille polemiche. Canta vittoria palazzo Santa Lucia perché i giudici amministrativi, oltre ad accogliere il ricorso, «hanno assegnato al dipartimento per la Coesione il termine di 45 giorni per la definizione dell'istruttoria e la predisposizione dello schema di accordo da sottoscrivere con la Regione Campania, riservandosi la nomina di un commissario ad acta nell'ipotesi di elusione del termine stabilito». Ovviamente è solo una sentenza di primo grado a cui il ministero retto da Raffaele Fitto farà ricorso nei prossimi giorni al Consiglio di Stato. Non solo perché in serata gli uffici del ministero della Coesione fanno sapere come non sia una vittoria quella di De Luca. Anzi. Perché la sentenza «ha respinto la richiesta della Regione di assegnazione immediata della risorse in quanto manifestamente inammissibile», spiegano. E sempre i giudici amministrativi assegnano al dipartimento per le politiche di Coesione e per il Sud il termine di 45 giorni per «definire l'istruttoria sui progetti, interventi e linee d'azione trasmessi dalla Regione per entrare a far parte del contenuto dell'Accordo di Coesione, determinandosi sulla ritualità, validità e ammissibilità dei medesimi, formulando - ribadiscono dal ministero ricalcando un passaggio della sentenza - alla Regione gli ulteriori chiarimenti necessari, recependo e valutando le osservazioni dell'Ente e, all'occorrenza, predisponendo lo schema di accordo». «Esattamente il lavoro che il dipartimento ha in corso con tutte le regioni italiane compresa la Campania», è la conclusione degli uffici di largo Chigi.

La decisione dei giudici campani arriva quasi alla fine di una giornata contrassegnata da veleni e polemiche. A cominciare da Vincenzo De Luca che, parlando con i ragazzi di un liceo di Salerno ieri mattina, lancia l'allarme: «La democrazia è a rischio».

E fa un parallelo con la dittatura fascista: «Novant'anni fa, in Italia chi voleva lavorare doveva prendersi la tessera del partito fascista. Non siamo in questa condizione, si fa in maniera più soft: non mandano le risorse». Insomma lo scontro contro l'esecutivo per il mancato riparto dei fondi Fsc alla Campania è sempre più aperto. E duro. Mentre si sondano altri canali istituzionali per fare pressing sul governo. Da palazzo Santa Lucia è partita, infatti, due giorni fa una richiesta di incontro con il presidente Sergio Mattarella sulla questione. Nessuna risposta ufficiale da Colle anche se il presidente è atteso a Caserta, alla Reggia vanvitelliana, l'ultimo giorno di febbraio: possibile, quindi, che De Luca accenni alla questione. Vedremo.

Mentre davanti alla platea dei ragazzi non fa alcun passo indietro. Anzi accusa il Paese di «tale conformismo da mettere a rischio la democrazia. Ci son tanti modi - evidenzia - per svuotare la democrazia: non è necessariamente la dittatura, la democrazia può morire anche per sfinimento». Per passare poi a quell'insulto contro la premier Giorgia Meloni cristallizzato in un fuorionda carpito a Montecitorio. «Solo stupidaggini», per De Luca che rimarca come «l'insulto vero che abbiamo registrato è quello contro cinquecento sindaci a Roma per combattere per avere le risorse. È stato un insulto alla vita democratica». Polemiche che non scalfiscono il governo. «Non entro nelle polemiche - ribatte, sempre in mattinata, il ministro Fitto a margine di un incontro con gli industriali lombardi - sottolineo solo come l'autonomia di cui parliamo non solo ha elementi di perequazione al suo interno e di garanzia sul principio della responsabilità delle classi dirigenti, che è un elemento fondamentale, ma ricordo anche a chi fa polemiche in queste ore che questo provvedimento nasce grazie alla modifica del titolo V della a costituzione che fu varato da un governo di centrosinistra». 

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Ovviamente le rispettive truppe non lesinano i colpi agli avversari. «Ha usato un'espressione di stizza in risposta ad una provocazione. È stata una battuta come ha detto anche lui», spiega Fulvio Bonavitacola, vice di De Luca a palazzo Santa Lucia, giustificando l'insulto alla premier dell'altro giorno. «Dal vicepresidente Bonavitacola apprendiamo che esistono, dunque, modalità e luoghi con i quali è consentito offendere Giorgia Meloni», ironizza quindi Severino Nappi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale. «De Luca è un cattivo maestro e il fatto che parli a delle scolaresche svilisce il ruolo e l'importanza dell'educazione: non può essere da esempio per le giovani generazioni», attacca invece la deputata di Fdi Ylenja Lucaselli

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