Amnèsia, mamme in rivolta: controllare i bar della movida

Amnèsia, mamme in rivolta: controllare i bar della movida
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 29 Luglio 2015, 23:52 - Ultimo agg. 23:56
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Controlli nei bar della movida dopo l’episodio che ha coinvolto tre ragazzini napoletani devastati dal fumo di una «canna». Carabinieri in borghese sorvegliano i locali più frequentati dagli adolescenti soprattutto nelle sere del fine settimana anche se le vacanze per molti sono già iniziate e il movimento si sta lentamente spostando verso i luoghi di villeggiatura.



In ogni caso è scattata la guerra all’amnèsia, a Chiaia ma non solo. Una droga devastante per il cervello e la psiche in grado di creare una rapidissima dipendenza in chiunque la assuma. I militari in queste ore stanno cercando di capire che cosa ci sia davvero in quell’erba che, negli ultimi tempi, sembra stia prendendo sempre più piede soprattutto tra i giovanissimi.



E mentre le indagini vanno avanti, scendono in campo le mamme che a gran voce chiedono maggiori controlli. E non solo per quanto riguarda le sostanze stupefacenti: «A chi dice che è colpa nostra se i ragazzi fanno uso di alcol e droga, rispondiamo che è troppo facile scaricarci addosso responsabilità che non ci appartengono».



Alessandra, 46 anni, mamma di uno studente del liceo Mercalli, abituale frequentatore dei baretti di Chiaia, si rivolge alle forze dell’ordine: «Come è possibile che i gestori dei locali vendano senza alcun problema alcol ai minorenni? Lo sanno tutti che nei bar, ma anche al supermercato, ti danno quello che vuoi. Basta pagarec».



Tante anche le telefonate giunte in redazione da parte di genitori esasperati e disperati: «Mia figlia è uno zombie - racconta una mamma che chiede di rimanere nell’anonimato - ha 30 anni, ha cominciato a fumare cannabis che ne aveva 16. Adesso è affidata ai servizi sociali, rovinata dalla droga, non vive più neanche con me. Credetemi ho lottato in ogni modo, ho fatto tutto quello che era in mio potere per cercare di tirarla fuori. Non c’è stato niente da fare. Ma non bisogna mollare, è un problema di cui dobbiamo continuare a parlare per tenere alta l’attenzione ed evitare che altri ragazzi finiscano come lei».



La brutta storia che ha coinvolto i tre adolescenti napoletani ha riportato all’attenzione di tutti un dramma che, troppo spesso, resta chiuso tra le pareti domestiche. Il fumo di una «canna», tre o quattro «tiri» e il rischio di rimanere coinvolto a vita portandosi dietro danni fisici e psicologici che potrebbero essere irreversibili: i genitori dicono basta e chiedono aiuto. La spacciano in tutta Italia, l’amnèsia, in particolar modo in Campania dove, dal 2012, sembra aver soppiantato del tutto hashish e marjuana.



Nel linguaggio medico, l’amnesia è un disturbo della memoria. La persona che ne è affetta è incapace di ricordare eventi della sua vita recente, o in casi più gravi anche remoti. Da qui il nome amnèsia, di cui tanto si parla in questi giorni: una droga che provoca mancanza di concentrazione, attacchi d’ansia, paranoia e, appunto, perdita della memoria.



Chi la compra è convinto di portarsi a casa una dose di «erba» da fumare; in realtà i princìpi attivi della presunta marijuana sono quasi del tutto inesistenti: perché su quelle foglie essicate i chimici della camorra dosano gocce di metadone e altre sostanze psicotrope di cui non si riesce a stabilire la natura.



Con la combustione, nel momento in cui il consumatore trasforma quella droga in una «canna», il mix diventa fortemente tossico. Lo sballo, assicura chi l’ha provato, è garantito. Ma quali danni ne conseguano per la salute nessuno - tra i consumatori - realmente lo sa. Una dose costa solo cinque euro. E tra i tossicodipendenti che popolano le piazze dello spaccio c’è chi inizia a fumare al mattino e finisce di sera. Ma il rischio maggiore non è nemmeno diretto ai consumatori abituali. No. Ci sono tanti giovani e giovanissimi che credono di aver comprato una bustina di marijuana senza nemmeno immaginare i rischi ai quali vanno incontro.



È quello che è accaduto ai tre ragazzini napoletani che - in tempi e luoghi diversi - hanno fumato qualcosa che ha provocato su di loro effetti devastanti. Al punto da scatenare veri e propri deliri da cannabis. Gli esperti non hanno dubbi: raramente episodi, anche iniziali, di psicosi o schizofrenia giovanile non sono associati al consumo di cannabis. Il che non vuol dire che farsi una canna significhi diventare psicotici ma in soggetti con una predisposizione genetica vengono certamente amplificati.



Ma torniamo alle indagini.
L’attenzione degli investigatori si concentra anche, e soprattutto, sul tipo di droga che è stata venduta ai ragazzi. Si parla di amnèsia ma - assicurano i carabinieri - fino a quando non sarà possibile effettuare esami di laboratorio sulla sostanza resta difficile ipotizzarne con certezza la natura e di conseguenza gli effetti.
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