Perché società e tifosi
devono restare uniti

di Francesco De Luca
Lunedì 20 Febbraio 2017, 22:49
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Perché farsi male da soli? Perché giocarsi contro quando, come ha opportunamente scritto Reina in un tweet dopo la vittoria sul Chievo a Verona, l’unione davvero fa la forza? In quella che potrebbe essere la più bella stagione del post-Maradona, con il Napoli impegnato su tre fronti, si assiste a qualcosa di paradossale.

Non può e non deve accadere che si giochi, o si tifi, contro De Laurentiis, che senz’altro avrà riflettuto sulle parole pronunciate dopo la sconfitta a Madrid, probabilmente partite più dal cuore che dalla testa.
Il presidente, che ha ricostruito il giocattolo distrutto dal fallimento, non è autolesionista e tiene all’integrità della squadra. Quasi un anno fa, gli sembrò un elemento di turbativa, anzi di rottura, il giudizio di Higuain su alcuni compagni e in quel momento il rapporto con il bomber e il suo entourage si raffreddò. Sa anche, il patron attento ai conti che a volte si trasforma in acceso tifoso insoddisfatto della prestazione della squadra, quanto solido sia il legame tra Sarri e i giocatori. Lo ha favorito lui stesso, seguendo da vicino il tecnico nel ritiro precampionato e non mettendo al suo fianco ingombranti figure dirigenziali. Maurizio - lo ha ribadito proprio De Laurentiis a Madrid - ha la piena e legittima autonomia.

Ancor prima che la società proclamasse il silenzio stampa, l’allenatore innamorato della maglia che indossa ha evitato il botta e risposta. Sa ormai come è fatto quell’uomo che gli regalò il sogno di guidare il Napoli, la squadra per cui cominciò a tifare da bambino. Sa, ad esempio, che il presidente vorrebbe vedere in campo i suoi pupilli, alcuni dei quali peraltro sono diventati titolari, come Diawara e Zielinski, schierati a Madrid. Ancor prima di scendere in campo al Bernabeu, De Laurentiis aveva rimarcato la filosofia di Sarri. «Se avessi preso Gagliardini - il suo ragionamento nell’intervista al direttore del Mattino Barbano - il nostro allenatore non lo avrebbe fatto giocare subito da titolare come Pioli nell’Inter». E certo i “suggerimenti” sul modulo, sull’impiego di Gabbiadini e sull’avanzamento di Hamsik sono rimasti una riflessione a voce alta del patron, non una forma di pressione su un tecnico che ha dimostrato di avere personalità, anche nella difesa delle sue idee e del suo 4-3-3.

Il Napoli si prepara ad affrontare quattro partite chiave della stagione. Nel prossimo weekend, battendo l’Atalanta, potrebbe compiere un balzo in avanti in classifica perché la Roma rischia sul campo dell’Inter; poi ci saranno la prima semifinale di Coppa Italia contro la Juve a Torino e lo scontro diretto per il secondo posto in casa dei giallorossi all’Olimpico; infine il ritorno della sfida col Real Madrid. Possibile credere che alla vigilia di questa fase cruciale De Laurentiis abbia voluto agitare il Napoli? E a quale scopo? Al di là della differenza di vedute con Sarri e di un rapporto che procede tra alti e bassi benché suggellato dal contratto fino al 2020, perché non ritenere che quello al Bernabeu sia stato lo sfogo di un dirigente che dopo il gol di Insigne aveva coltivato il sogno di regalare una gioia ai diecimila napoletani che erano con lui nel tempio del Real?
Vedremo cosa accadrà tra De Laurentiis e Sarri, tra scontri e abbracci; capiremo se pesa più la ragione o l’istinto. Da sei giorni sui social vi sono messaggi duri nei confronti del presidente e uno di questi è stato scritto sullo striscione esposto al Bentegodi, dove in tempi anche recenti il piccolo Chievo spaventava e batteva gli azzurri. Il passo è cambiato anche grazie agli investimenti fatti dal club, che ha consentito a Sarri di allungare la panchina e di poter fare il vero turnover. Essere contro non aiuta, questo sì che sarebbe autolesionismo, soprattutto alla vigilia delle partite più importanti dell’anno, a cominciare da quelle con l’Atalanta - nuova affascinante realtà del campionato, con la stessa posizione e gli stessi punti dell’Inter - e la Juve. A Torino c’è una situazione differente rispetto a Napoli, perché nello spogliatoio bianconero, a dispetto degli eccellenti risultati, sono emerse crepe nel rapporto tra l’allenatore e alcuni giocatori, tra cui il leader Bonucci, a cui Allegri ha dato del “testa di c” durante l’ultima partita, così come fece con l’arbitro quarto uomo di Fiorentina-Juve, peraltro senza essere squalificato. Chi ama il Napoli (e la platea di appassionati è infinita), lasci che a farsi male con le tensioni interne siano gli altri. E De Laurentiis torni al più presto accanto al Napoli. Il suo Napoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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