Una rete con troppi buchi

di Gigi Di Fiore
Giovedì 19 Gennaio 2017, 23:20
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Il bisogno di verità, di sapere cosa non ha funzionato nel soccorso preventivo all’hotel Rigopiano è esigenza più forte del richiamo al silenzio nel giorno del lutto. È vero che, sulle sciagure, non bisogna speculare, né alimentare polemiche politiche. Ma è altrettanto vero che, dalle testimonianze su quel pomeriggio, stanno emergendo preoccupanti falle nel sistema dei soccorsi che chiedono chiarezza. C’è un testimone che racconta di aver chiamato, mercoledì pomeriggio, in successione il servizio di ambulanze, i carabinieri, i vigili del fuoco, la Prefettura, ricevendo risposte evasive.

Lassù dovevano arrivare spazzaneve, doveva arrivare qualcuno in grado di sgombrare la strada per far scendere a valle tutti i clienti bloccati che non aspettavano altro che andarsene. Gli spazzaneve erano stati promessi per le tre del pomeriggio, poi il loro arrivo era slittato alle sette. Ma era ormai inutile, la tragedia era già compiuta. C’è da chiedersi, come funziona il coordinamento tra sistema di pubblica sicurezza e Protezione civile: un cittadino che chiama allarmato un numero delle forze dell’ordine può essere sicuro che esiste poi un coordinamento successivo con la rete delle emergenze o dovrà richiamare a catena altri numeri, altri uffici, altre strutture sperando di ottenere risposta? Sono domande legittime, che superano le polemiche politiche, le accuse contro il governo lanciate da parte delle opposizioni politiche al governo. Sono domande che si pongono i familiari delle vittime, che sentivano i loro cari disperati perché impauriti sia dalle scosse di terremoto sia dalla sensazione di sentirsi isolati dal mondo, senza che arrivassero risposte ai loro Sos. Cosa non ha funzionato, ci si chiede.

Se il nostro sistema di Protezione civile è tra i migliori del mondo, se i soccorritori a sciagure avvenute si distinguono sempre per spirito di sacrificio ed abnegazione, cosa non va, prima, nei coordinamenti e nella redistribuzione dei mezzi e degli uomini che devono muoversi evitando che l’inevitabile possa accadere? Questo ci si chiede, senza lanciare strali contro questo o quello, ma chiedendo al governo e ai responsabili della Protezione civile di ricostruire con precisione il succedersi di quelle ore. Dov’erano gli spazzaneve necessari? Chi doveva intervenire a sgombrare quella strada? Chi doveva rispondere alle richieste partite dall’albergo e dai familiari di chi si trovava lassù? Sono domande che vanno oltre la furia della natura, che ha visto scatenarsi, insieme, la neve, il freddo, le scosse di terremoto. C’è un tempo per tutto e quello del lutto e del dolore ha sempre la precedenza su ogni altra considerazione. Ma poi arriva il tempo delle valutazioni a freddo, del ragionamento su ciò che è stato e su ciò che si poteva evitare.

E soprattutto delle risposte che devono dare chi aveva le responsabilità e il potere di intervenire quel pomeriggio a soccorrere chi si trovava al Rigopiano.
Si spera che, quando si sarà compreso bene l’entità della tragedia, si sarà accertato cosa ne è stato dei dispersi, si possa ricevere, in tempi brevi, una risposta ai tanti dubbi sulle falle del pomeriggio di mercoledì. Ne va della credibilità del sistema della Protezione civile che, forse, ha bisogno di registrare qualcosa nei coordinamenti con altre forze di intervento. Per amore di verità e per evitare che possano ripetersi ancora episodi che vedano, in situazioni di emergenza scaturite da catastrofi naturali, richieste di aiuto senza risposta. O, il che è peggio, richieste sottovalutate da chi dovrebbe, invece, sempre prenderle in considerazione.
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