Arrestato l'ex Irriducibile Enea Bianchini per l'assalto ultrà al Clover Pub. In casa la polizia ha trovato hashish e cocaina

Il ragazzo dovrà quindi rispondere del reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti

Arrestato l'ex Irriducibile Enea Bianchini per l'assalto ultrà al Clover Pub. In casa la polizia ha trovato hashish e cocaina
di Alessia Marani e Luisa Urbani
Venerdì 12 Aprile 2024, 00:29 - Ultimo agg. 13 Aprile, 10:07
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Un arresto per l’assalto al Clover Pub di viale Angelico, in Prati, nel dopo derby di Coppa Italia del 10 gennaio scorso. Si tratta di Enea Bianchini, 24 anni, giovane “curvaiolo” della Nord, uno degli ex Irriducibili ma con un profilo, almeno fino a ieri, ritenuto minore. Nella sua casa di Monteverde durante la perquisizione disposta dalla Procura, l’altro giorno gli agenti della Digos hanno rivenuto 31 grammi di hashish, 13 di cocaina e un bilancino di precisione. Il ragazzo dovrà quindi rispondere del reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti; mercoledì pomeriggio il gip ne ha convalidato l’arresto. Non basta. Bianchini e altri tre indagati erano finiti subito nel mirino delle indagini della polizia. Sono Lorenzo Bernabei, un tatuatore ventenne già daspato per gli scontri di Atalanta-Lazio del 2019 e con alle spalle un tentato omicidio durante una maxi rissa tra ragazzini a piazza Cavour, Simone De Castro, detto “Momme”, anche lui daspato per gli scontri con l’Atalanta e Camillo Gian Marco. Ora, oltre al daspo, avranno l’obbligo della firma giornaliera, in attesa che venga fissata la data del processo.

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L’IDENTIFICAZIONE

A pochi giorni dall’assalto in cui rimase gravemente ferito Francesco Leuzzi, un 31enne tifoso della Roma ma non inserito in un contesto di tifo organizzato e che era nel locale e in compagnia di un amico tra l’altro di fede laziale, il commando che fece irruzione armato di cinghie, mazze e coltelli, fu prontamente individuato e una dettagliata informativa arrivò sui tavoli di piazzale Clodio.

Eppure sono dovuti passare quattro mesi esatti prima di potere fare una perquisizione. Inutile dire che dei vestiti che i quattro presunti autori del raid che per poco non finiva con un morto ammazzato (Leuzzi fu colpito con una lama vicino al cuore e ebbe una prognosi superiore ai 40 giorni) indossavano quella sera, non c’era ormai traccia. Gli investigatori hanno comunque potuto procedere con il sequestro dei telefonini dai quali contano di potere estrapolare elementi utili alle indagini per tentato omicidio.

LOGICA ULTRÀ 

Il blitz al Clover avvenne quando ormai la stracittadina era finita da un pezzo e sarebbe stato organizzato dal gruppetto per dare una dimostrazione di forza e non perdere prestigio agli occhi della Curva. I quattro infatti sarebbero molto vicini a un ex reggente della Nord, Franco Costantino, “Franchino”, che aveva preso le redini della Nord subito dopo la morte di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Ma il suo regno non è durato molto. E molti dei suoi sodali sono stati messi alla porta dai nuovi reggenti. A serrare i ranghi della Nord ora c’è un vecchio ultrà con trascorsi da rapinatore che per un certo tempo ha albergato in tribuna Tevere e molto vicino a Ettore Abramo, detto “Pluto” attualmente in carcere per affari di droga. Un mondo che sembra avere trovato un nuovo assetto “istituzionale” dopo la scomparsa del Diablo ucciso su una panchina del Parco degli Acquedotti il 7 agosto di cinque anni fa. 

LA VITTIMA

La vittima del raid al Clover preferisce restare in silenzio e non commentare l’arresto e le indagini. Ma sua madre Alessandra no, sostiene che di certe vicende è meglio parlarne per far sì che non finiscano nel dimenticatoio. «È una buona notizia. Anche se l’arresto è avvenuto per un altro reato, il fatto che ci sia stato è già un inizio», dice la madre. «Fiduciosa» ora spera che «l’inchiesta sul folle e ingiustificato attacco che ha subito Francesco si concluda definitivamente e che venga fatta giustizia. Speriamo insomma nel seguito di questo percorso». Il 31enne ora sta meglio, ma non ha vissuto un periodo semplice tra due operazioni affrontate per via delle ferite riportate e oltre un mese di ricovero prima all’ospedale Santo Spirito e poi al San Camillo. Adesso è stato dimesso, ma non è ancora tornato alla vita di prima perché deve stare molto attento a compiere alcuni movimenti. 

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