«Sei fratelli», Riccardo Scamarcio al cinema con una famiglia da commedia

Il nuovo film di Simone Godano nelle sale a maggio in 250 copie

Riccardo Scamarcio in posa al photocall
Riccardo Scamarcio in posa al photocall
di Titta Fiore
Sabato 20 Aprile 2024, 08:30 - Ultimo agg. 19:00
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Un uomo carismatico e cialtrone, sei figli nati da madri diverse e un funerale. L'uomo carismatico, malato e pieno di debiti si toglie la vita. I sei si ritrovano per dirgli addio, per la prima volta tutti assieme, nella casa di Bordeaux, con l'illusione di diventare finalmente una famiglia unita. Ma ognuno si porta dietro esperienze ed emozioni diverse e tornare indietro non sarà facile.

Parte da qui «Sei fratelli», il nuovo film di Simone Godano («Marilyn ha gli occhi neri») dall'1 maggio nelle sale in 250 copie distribuito da 01 e prodotto da Groenlandia con Rai Cinema.

Dice il regista: «Racconto una famiglia allargata e numerosa, piena di sentimenti inespressi, cresciuta tra conflitti e segreti. Io che ho un solo fratello e genitori uniti da più di cinquant'anni, mi sono sentito incuriosito e attratto da queste dinamiche». I sei protagonisti (Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Gabriel Montesi, Valentina Bellè, Claire Romain e Mati Galey) non si vedono da anni, alcuni neppure si conoscono, sono figli di quattro madri diverse e non sempre figli biologici dello stesso padre. Eppure quella bizzarra figura di riferimento, quel padre sbruffone e visionario che se n'era andato in Francia a coltivare ostriche da perla ed è uscito di scena spiantato e senza perle, ha pesato sulla vita di ciascuno. E la sua eredità, soprattutto quella emotiva, è difficile da gestire.

I litigi si sprecano, nutriti da rancori e sensi di colpa, né basta ritrovarsi nella luce morbida di Bordeaux per appianare di colpo i contrasti. Nel ramo, Muccino e le sue famiglie incendiarie fanno scuola. «Gabriele è un maestro» commenta Godano, «ma il nostro è un film differente, fatto di piccole cose, cose nascoste. Tutti nella vita aspiriamo alla felicità, ma abbiamo anche bisogno di avere qualcuno accanto, come i personaggi del film. Abbiamo trattato la vicenda in modo realistico, e molto probabilmente questa famiglia non si ritroverà riunita intorno a un tavolo a Natale, ma per me al cinema oggi servono storie forti, in cui ci si possa almeno in parte riconoscere».

Scamarcio interpreta il fratello di successo, Marco, un giornalista e anchorman televisivo che vorrebbe essere promosso alla conduzione di programmi politici. Da quindici anni non parla con il fratello Leo (Gabriel Montesi), da quando cioè gli ha portato via la fidanzata, e la reunion familiare non sarà indolore. «Leggendo il copione mi sono accorto subito che nella scrittura c'era qualcosa di nuovo» dice, «questi sei fratelli che si parlano addosso mi hanno colpito, così come l'atmosfera, che ricorda le commedie francesi più che le nostre. Per me è stato interessante mantenere il realismo della storia, ogni cosa è naturale e credibile. Questo è un film romantico che parla a tutto e di tutti».

Dopo due ruoli cattivissimi in «Adagio» e «Supersex», ad Adriano Giannini è toccata finalmente una parte da buono, è lui il fratello che cerca di appianare i conflitti e di trovare una mediazione tra gli altri cinque. «Faccio da collante, ma sono un tipo irrisolto e avrò una svolta molto interessante. Interpretare il personaggio è stato divertente, avevo bisogno di un po' di leggerezza in un film brillante e corale». «Sei fratelli» con la sua singolare famiglia allargata è anche una radiografia della nostra società? Valentina Bellé: «Oggi il concetto di famiglia tradizionale è molto cambiato, penso a Michela Murgia e alle sue prese di posizione, ha fatto capire che non esiste solo la famiglia biologica, che i legami amorosi si possono scegliere perché in fondo devono rispondere solo al desiderio di essere amati». 

 

Gioele Dix apre e chiude la storia in maniera dirompente: «Dal cabaret ho imparato che l'apertura deve lasciare il segno» spiega. «Anch'io ho avuto figli da due mogli diverse, questo film ha scoperchiato qualcosa che conosco bene e che nutre molti dei miei sensi di colpa». Perché la scelta di ambientare l'azione a Bordeaux? Godano: «Volevo una luce atipica, nordeuropea, una luce che fosse lo specchio degli stati d'animo dei protagonisti, sempre in bilico tra commedia e dramma. Stato d'animo universali». 

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