Canio Loguercio e la canzone dell’ammore sperduto

Lo chansonnier presenta il brano realizzato con le detenute del carcere femminile di Pozzuoli

Canio Loguercio al carcere di Pozzuoli tra le voci di «A n’ammore sperduto»
Canio Loguercio al carcere di Pozzuoli tra le voci di «A n’ammore sperduto»
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Martedì 16 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 19:22
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«E io canto, canto semp’a stessa canzone ‘e ‘na specie d’ammore sperduto». Ma è una canzone diversa dal solito quella che Canio Loguercio e le sue amiche intonano stavolta. Amiche che si chiamano Giulia, Raffaella, Annabella, Simona, Katia, Annamaria, Amelia e la nigeriana Charity, tutte rinchiuse nel carcere femminile di Pozzuoli, con l’aggiunta delle voci professioniste di Filomena D’Andrea Makardìa e Unaderosa.

Ma che cos’è un ammore sperduto, tradotto in inglese - il brano è multikulti e multilingue - un po’ semplicisticamente come «a love lost», un amore perduto? Loguercio, architetto lucano e chansonnier partenopeo adottivo sin dai tempi della Vesuwave e dei Little Italy, insegue la via di una metacanzone verace e postmodernista, sussurrata, salmodiata, da rauco dicitore, ipocondriaca, scontraffatta, ubriaca. Stavolta con «A n’ammore sperduto» parla di un «sentimento che si è smarrito e che chissà, può essere ritrovato», magari citando «Reginella» e «Marechiaro», dando un nuovo senso ai versi degli antichi poeti di cantaNapoli, usandone le parole a mo’ di cut up poetico, o, se si preferisce, di remix lirico adagiato su sonorità world music, tra Partenope, i Balcani, il Mediterraneo mare nostrum, ma anche mare monstrum. «Le canzoni sono compagne di vita.

Raccontano storie, dolori e speranze che sembrano appartenere ad ognuno di noi. 

Questo brano, dedicato a un amore disperso, ci porta in fondo al mare o in volo, in un altrove dove un giorno quell’amore potremmo forse ritrovarlo. È un canto che scava nei versi di canzoni classiche napoletane e prefigura spazi di libertà intimi che solo una passione profonda ci può restituire».

Parlando di spazi di libertà, ecco irrompere in scena le voci disperse delle detenute nel brano che sarà presentato oggi, alle 17.30, a Palazzo Reale, nella sede del Premio Napoli: «Immaginavo che come me si facessero compagnia con le canzoni e sentivo la necessità per completare questo pezzo non di un canto tecnico ma di un sussurro interno e intenso, come accade a chi non può cantare a squarciagola e come cerco di fare io nei miei brani, per lo più sussurrati». 

Verificata la serietà della proposta, i vertici della casa circondariale femminile hanno accettato la richiesta di Canio di poter intercettare in loco «il canto libero» delle prigioniere di Pozzuoli, di provocarne la reazione canora, di scrivere e registrare con loro un brano. Completato da Eduarda Iscaro alla fisarmonica, Massimo Antonietti alla chitarra e Ciro Ricciardi alla tromba. In sala di registrazione Loguercio ha lavorato sugli arrangiamenti con Rocco Petruzzi che ha aggiunto le sue tastiere: «Ho provato una grande emozione nel condividere questo sguardo sull’amore e sulla lontananza con alcune detenute. Hanno reso intenso e reale un sentimento che, senza di loro, non avrei mai saputo descrivere con tale forza espressiva».

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Il «Mare fuori» dell’amore sperduto non è un sogno adolescenziale come quello della serie di Raiuno: «Puorteme pe’ mare e ascunname sotto a nu scoglio/ sotto sott’a ‘na preta int’a na rete/ tieneme ca io so’ ‘na perla rara sott’a sabbia/ comme a nu sciore spuntato dint’all’onn/ Onna piglieme pe’ mmano e puortame luntano».

Ecco, allora, nel gioco dei rimandi, il fantasma del supremo Salvatore Di Giacomo: «Quanno areto a ‘na fenesta sponta a luna a Marechiaro e tu m’astrigne forte/ comme num m’hai stretta mai». E poi, ancora, l’ombra dell’americano di Napoli: «Maruzza Maruzzella ‘e sott’o scoglio ‘e/ Mergellina regina ‘e tutt’o mare da Procida a Resina/ reginella d’e cerase, d’o Cardillo nnammurato/ me so sore’ e figli cozze vongole e scuncigli». Carosone docet, tutto si tiene, nella metacanzone di Loguercio, già vincitore della Targa Tenco nel 2017 per l’album «Canti, ballate e ipocondrie d'ammore» diviso con Alessandro D’Alessandro. 

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