Geolier e Patrizio: l'omaggio al primo neomelodico di Napoli su Instagram

Come Patrizio, anche Geolier racconta lo spirito del tempo della città e dei suoi giovani

La storia pubblicata sull'account ufficiale di Geolier: l'album è Nuove Esperienze di Patrizio del 1980
La storia pubblicata sull'account ufficiale di Geolier: l'album è Nuove Esperienze di Patrizio del 1980
Martedì 23 Aprile 2024, 15:21 - Ultimo agg. 15:34
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C'è una storia Instagram pubblicata da Geolier che rappresenta bene la Napoli di oggi, l'invasione dei turisti e lo spirito antico della città: il braccio del rapper di Secondigliano è alzato verso il cielo, in mano il vinile del 1980 “Nuove Esperienze” di Patrizio

È l'omaggio di Geolier al caschetto nero del neomelodico napoletano: scomparso tragicamente da giovanissimo, aveva 24 anni, Patrizio Esposito è stato un celebre cantante napoletano a cavallo tra anni 70 e 80. 

Lui e Nino d'Angelo hanno incarnato l'anima dei giovani di Napoli di quel periodo, oltre ad aver segnato una cesura nella musica napoletana: il desiderio dei ragazzi delle nuove periferie di vivere alla pari degli altri ragazzi di Italia, di uscire tranquillamente la sera, di vestirsi con «nu jeans e na maglietta» e di mangiare «pop corn e patatine», ma anche la rabbia di chi in questi contesti emarginati è costretto a sopavvivere giorno per giorno prendendo a morsi la vita.

Come il Patrizio de “A miseria e' Napule”: un bambino che, davanti a un tribunale minorile, canta la sua difficile condizione, racconta di come abbia frequentato la scuola della strada, non dello Stato, e come quella scuola gli abbia insegnato a «scippà, arrubbà, rapinà», uniche azioni che conosce per sopravvivere, «se queste mani si sono macchiate di inchiostro non è stato per la scuola, ma per le impronte digitali» che sono state raccolte ad ogni arresto. Alla fine quel bambino chiede al tribunale di non condannarlo, ma di «dargli una penna in mano» e insegnargli a studiare, poichè condannarlo significa «condannare la miseria di Napoli», condannare una città intera.

Ma Patrizio era anche “O figlio do Marsigliese”: di nuovo uno scugnizzo della Napoli del contrabbando di sigarette che vede il padre, contrabbandiere, morire in seguito ad un inseguimento con la polizia. Il piccolo dovrà uccidere un camorrista, con ciò che consegue, per dimostrare a tutti gli altri camorristi di essere il degno erede del padre e che quindi il patrimonio criminale dell'uomo morto è comunque al sicuro. 

Geolier raccoglie il testimone di Patrizio: il rapper di Secondigliano è “Rich Guapp”, ma anche il ragazzo che «s'annammor dieci vote o juorno» e allo stesso tempo è un giovane brillante che è stato capace di incantare l'Italia con le sue parole in lingua napoletana, anche raccontando le contraddizioni e le ipocrisie della sua città.

Eppure ha fatto discutere la lectio magistralis di Geolier all'Università Federico II di Napoli, col rapper accusato dai benpensanti di abbassare il livello culturale dell'ateneo. Alla fine l'incontro c'è stato ed è stato un successo gradito soprattutto agli studenti, accorsi in massa a discutere di lavoro, impegno, perseveranza, successo, non proprio i classici messaggi negativi che ci si aspetta da un personaggio controverso come un rapper.

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Geolier, come Patrizio, è l'interprete migliore dello zeitgeist, dello spirito del tempo, della Napoli di oggi, dei giovani e non solo: una città che si sta mostrando al mondo (400mila persone attese per il ponte della Liberazione) perché non rinuncia a emozionarsi, non si arrende davanti alle ipocrisie e alle contraddizioni del mondo, perché ama vivere.

Proprio come i giovani che la abitano.

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