Napoli, ex Corradini di San Giovanni tra amianto e bonifiche: sprint per recupero

33 milioni e mezzo per rigenerare l'ex polo industriale

L'ex Corradini di San Giovanni a Teduccio
L'ex Corradini di San Giovanni a Teduccio
di Alessandro Bottone
Lunedì 6 Maggio 2024, 19:42
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Corsa contro il tempo per salvare ciò che resta dell'ex Corradini di San Giovanni a Teduccio, nella zona orientale di Napoli. L'ex complesso industriale sulla costa - che soffre per abbandono, incuria e continui saccheggi - è al centro di un ambizioso piano di rigenerazione urbana da parte del Comune di Napoli che, sin dal 1999, è proprietario dei ruderi a ridosso del mare, mai recuperati e da tempo oggetto di annunci e promesse.

Si prova a ripartire proprio dalle risorse che Palazzo San Giacomo ha a disposizione. Trentatré milioni e mezzo di euro: in particolare, 20 milioni dai fondi Pac, un milione e mezzo dal Piau e altri 12 milioni dal Cis, contratto istituzionale di sviluppo Vesuvio-Pompei-Napoli firmato di recente.

L'intenzione dell'amministrazione è mettere a sistema le tre fonti di finanziamento in un’ottica di progetto unitario, una vera e propria sfida che fa i conti con la realtà.

Difatti, nell'enorme spazio - costituito da capannoni e numerosi altri edifici, «occorre prioritariamente procedere alle attività di rimozione dei rifiuti e, in particolare, dei materiali contenenti amianto tuttora presenti nelle aree».

Alla rimozione dell'amianto, in via di conclusione dopo anni di stallo, dovrà seguire la bonifica delle aree comprese nel perimetro del sito di interesse nazionale “Napoli Orientale”. Non da meno, è necessaria la messa in sicurezza dei manufatti di archeologia industriale che sono stati interessati da diversi crolli e costantemente esposti alle intemperie, così come a furti e atti di sfregio da parte dei delinquenti.

Nel frattempo si riflette anche sui cambiamenti subiti dal quartiere che ospita l'ex Corradini. Nell'arco degli ultimi anni, infatti, «sono state registrate rilevanti trasformazioni su scala urbana nel quartiere di San Giovanni a Teduccio» - in particolare la realizzazione del complesso universitario della Federico II e l’insediamento della Apple Accademy - che «hanno comportato la necessità di un aggiornamento delle previsioni di progetto in particolare per quanto concerne gli aspetti funzionali, al fine di armonizzarli e renderli coerenti con le trasformazioni di quell’ambito urbano ed anche per porli in linea con l’obiettivo di coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica», si legge negli atti del Comune di Napoli.

Il lavoro di tecnici e amministratori del Comune sarà supportato da un professionista esterno appena scelto dal Comune quale figura specializzata nell’articolato iter per il completamento della riqualificazione dell'area archeologia industriale di Napoli Est. L'affidamento dell'incarico all'ingegnere vede una spesa complessiva di quasi 50mila euro e riguarda «tutta la fase di progettazione ed esecuzione degli interventi inerenti alla bonifica, alla rimozione e allo smaltimento di amianto e di rifiuti e alla preliminare messa in sicurezza dell'area», si legge nei documenti del Servizio Progetti Strategici dell’ente di piazza Municipio.

A studiare la trasformazione del quartiere e dei relativi bisogni ci sono anche docenti e ricercatori del Diarc, dipartimento di architettura dell'Università Federico II, che portano avanti l'attività di studio e ricerca. Si guarda, in particolare, all'accessibilità dei futuri spazi da rigenerare, alle destinazioni d'uso dei vari spazi e alla valutazione delle alternative sull'intervento che varrà la pena concretizzare con le risorse economiche a disposizioni.

Stando a un recente accordo tra Comune e Ministero delle Infrastrutture un primo cantiere per il recupero dell’ex Corradini potrebbe aprire nella primavera del 2026 ma già entro marzo 2025 bisogna mettere nero su bianco, e quindi approvare, il progetto di fattibilità tecnico-economica. Tempi ben scanditi per evitare di far trascorrere ancora altro tempo inutile e, quindi, il rischio di vedere cancellate per sempre un simbolo della storia industriale di Napoli e dell’intero Mezzogiorno d’Italia.

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