Napoli, patto tra Curia e Comune: eventi show in 32 chiese

L’arcidiocesi disponibile a offrire locali dove ospitare le iniziative culturali del Municipio

Lo scultore Jago
Lo scultore Jago
di Luigi Roano
Sabato 27 Aprile 2024, 23:52 - Ultimo agg. 28 Aprile, 10:14
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Esportare eventi culturali, momenti di aggregazione finalizzati a mostre, esposizioni, musica, lezioni al di fuori del centro storico. Nasce con questo intento l’accordo tra Comune e diocesi di Napoli grazie al quale 32 chiese - dunque 32 nuovi spazi esterni ai soliti canali - in quartieri della periferia verranno utilizzate per centrare l’obiettivo.

Sono 13 i quartieri dove sono collocate le chiese-teatro: Vomero, Colli Aminei, Camaldoli, Vasto, Centro Direzionale, Poggioreale, Doganella, Secondigliano, San Pietro a Patierno, Scampìa, Piscinola, Chiaiano, Miano, Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio. Ed è bene sottolineare che queste chiese non cesseranno le loro attività dedicate al culto.

Concretamente come si può ottenere lo spazio delle chiese in questione? Lo strumento è una Convenzione che prevede la sottoscrizione di intese, accordi e partenariati con attori del territorio, «al fine di favorire sinergie e partnership che vadano oltre la semplice conservazione del patrimonio storico-artistico».

Le attività saranno pianificate «in modo da non ostacolare le attività pastorali e di culto delle parrocchie, né interferire con le attività di altri enti o istituzioni pubbliche o private presenti negli stessi spazi».

Nel patto è ben chiarito che il Comune deve inserire gli spazi delle chiese nella sua programmazione culturale, «in accordo con l’Arcidiocesi». Invece, «l’Arcidiocesi si impegna a rendere disponibili gli spazi per le iniziative culturali del Comune senza richiedere alcun corrispettivo».

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L’architetto dell’accordo è il coordinatore delle politiche culturali del Comune Sergio Locoratolo, dall’altra parte ha curato da vicino la scelte delle chiese don Antonio Loffredo. «Un accordo - spiega il sindaco Gaetano Manfredi che ha fortemente voluto questa sinergia così come il vescovo don Mimmo Battaglia - che è in linea con la visione dell’Amministrazione di realizzare una Napoli policentrica, che mira allo sviluppo sociale e culturale di tutta la città.

E Comune e Arcidiocesi condividono l’obiettivo di rendere accessibili i luoghi sacri per svolgere attività culturali, favorendo la valorizzazione del patrimonio storico e artistico dell’intera città e offrendo al contempo nuove opportunità di incontro e condivisione per i napoletani oltre che per i turisti». Centro e periferie - nella sostanza - dovrebbero essere più vicini.

«La visione a cui puntiamo è quella di una città che non ha un unico centro, restituendo la complessità, la stratificazione e le connessioni del tessuto urbano reale - spiega Locoratolo - ogni quartiere ha delle sue specificità, queste risorse devono poter dialogare tra loro ed essere rese a portata di tutti i cittadini.

La disponibilità di nuovi spazi rappresenta, inoltre, un importante contributo per la crescita e lo sviluppo di tante realtà». Parola a don Antonio Loffredo direttore del Museo Diocesano: «Con queste azioni progettuali anche le periferie si sentiranno centro. Prima di tutto perché sono al centro di un rinnovato attivismo di cittadini, che potranno godere delle performance musicali e artistiche di tanti nomi importanti del mondo della musica, dell’arte e della cultura. Le nostre chiese, così, oltre che spazio sacro possono diventare spazio santo, ovvero luogo in cui si edifica l’uomo nella dimensione culturale oltre che spirituale».

Le location sono state non solo perché presidi sociali nelle periferie ma anche perché già abbastanza attrezzate per ospitare manifestazioni culturali. Infatti molte delle chiese individuate sono dotate già di teatri, campi sportivi, aree parcheggio e ristoro e «diventeranno parte di una rete, attraverso la quale l’Amministrazione potrà ampliare e estendere le offerte culturali, con importanti ricadute sulle zone interessate».

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