Elezioni Europee 2024, Matteo Renzi a Napoli: «Sud motore di sviluppo per l’Europa che verrà»

Con Schlein il partito è la cinghia di trasmissione della Cgil: ora è contro il Job Act voluto proprio dal Pd

Matteo Renzi
Matteo Renzi
di Adolfo Pappalardo
Domenica 5 Maggio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 15:00
5 Minuti di Lettura

«L’obiettivo è prendere al Sud più voti della Lega», è la sfida di Matteo Renzi, leader di Iv oggi a Napoli per la campagna per le Elezioni Europee 2024.

Il Sud ha opportunità enormi di crescita, ha detto in Sicilia: ci saranno se passa l'Autonomia differenziata?

«Non passerà mai l’Autonomia differenziata. Come non passerà la riforma della giustizia o il premierato. Questa maggioranza in due anni ha fatto molti post su Instagram ma zero riforme. Non dovremo contrastare noi Calderoli: la sua maggioranza non lo farà mai passare. Noi invece dobbiamo offrire un’alternativa sui contenuti. Ma anche sugli ideali e sul sogno: ecco perché gli Stati Uniti d’Europa rappresentano anche culturalmente l’alternativa. La destra è sovranista e per l’Autonomia, noi siamo per gli Stati Uniti d’Europa. La differenza mi sembra chiara».

Ma come possiamo declinare per il Mezzogiorno il progetto politico di Stati Uniti d'Europa?

«Lo avete spiegato benissimo voi con l’editoriale del direttore Napoletano sul cambio di paradigma.

E negli articoli di Fortis e Incalza. Il Sud deve essere il motore di sviluppo dell’intera Europa. Penso che questa sia la cifra del sogno sugli Stati Uniti d’Europa che portiamo alle europee: il Mezzogiorno fuori dalle logiche dell’assistenzialismo e dei sussidi come il reddito di cittadinanza».

“I riformisti dem vengano da noi”, “Chi vota Pd, vota M5s”, “La Schlein non andrà mai in Europa”: sono, in sintesi, alcuni dei suoi attacchi contro il suo vecchio partito. Ma i suoi avversari politici sono allora più il Pd e la sinistra o il centrodestra che guida il Paese?

«In realtà noi marchiamo la distanza da questo Pd perché vogliamo che i riformisti del Pd votino per noi. Con la Schlein ormai questo partito è la cinghia di trasmissione della Cgil. Ma proprio per questo siamo la vera alternativa ai sovranisti come Meloni e Salvini. Questo governo vive di slogan. Prenda l’esempio dell’agricoltura: noi abbiamo abbassato le tasse ai coltivatori diretti, Lollobrigida le ha alzate. O agli 80 euro: noi li abbiamo dati per dieci anni a dieci milioni di famiglie tutti i mesi mentre la Meloni li ha promessi lordi una volta all’anno a poche migliaia di persone. Noi facciamo politica, loro solo propaganda. E lo dimostra il loro stesso atteggiamento davanti alle europee».

Perché?

«Perché vedere Meloni, Salvini, Tajani, Calenda che si candidano in Europa dicendo da subito che non ci andranno mai è una truffa. Noi della lista Stati Uniti d’Europa se entriamo al Parlamento Europeo poi ci stiamo sul serio. Non prendiamo in giro la nostra gente. Non scherziamo con le istituzioni. Non umiliano l’Italia davanti ai partner europei»

Lei sarà candidato alle Europee al Sud, ma come ultimo della lista. Perché questa scelta?

«Amo questa terra. E più passa il tempo più si capisce che avevamo ragione a investire sui progetti che finalmente stanno mostrando i risultati. Da Pompei alla Napoli Bari, dalle ecoballe agli investimenti sulla cultura: noi portiamo risultati, gli altri chiacchiere. E abbiamo una lista fortissima, specie in Campania. La mia scommessa al Sud è fare meglio della Lega. E lo faremo. Perché il Mezzogiorno non può affidare le proprie speranze ai padani autonomisti. E anche se ultimo in lista sono convinto che il Sud mi darà molte preferenze».

Intanto il Sud e la Campania in particolare si sono dimostrate una cassaforte dei voti 5 Stelle. O crede che il fenomeno sia in esaurimento?

«Presto per dirlo a livello nazionale. Ma sulle Europee li vedo più deboli che alle politiche. È sempre stato così e credo che non cambierà stavolta. Loro scommettono ancora sul reddito, candidando Tridico. Noi coi nostri candidati scommettiamo invece sul lavoro».

Intanto la Schlein annuncia che firma il referendum contro il suo Job Act.

«Firma per abolire una legge voluta e votata dal Pd. Ma almeno fa chiarezza: loro sono per il reddito di cittadinanza, noi per il lavoro. Mi chiedo solo come i riformisti possano ancora votare Pd…».

Non crede che il governatore De Luca, che lei conosce bene, debba privilegiare il dialogo istituzionale con il governo sui fondi Fsc come ribadisce anche il sindaco Manfredi. Anche perché altrimenti non finirà mai questa storia.

«Bene gli appelli ma per dialogare bisogna essere in due. De Luca usa spesso toni coloriti e talvolta eccessivi. Ma ho fatto il sindaco con lui e ho fatto il Premier con lui governatore: se c’è da fare un accordo buono per la sua terra, lo fa. Quindi dico alla Meloni: basta chiacchiere, si chiuda».

Dopo il voto in Basilicata, quale sarà lo schema di Italia Viva: privilegerà sul piano locale le alleanze con il centrodestra?

«A livello locale decidiamo sulla base dei candidati. Sosteniamo De Luca con il gruppo guidato da Tommaso Pellegrino, con la presenza in giunta di Nicola Caputo, con tanti amministratori. Ma in Lucania siamo stati decisivi per la vittoria di Bardi perché quando il Pd sceglie i grillini, perde le elezioni e non solo la faccia. Nel frattempo siamo coerenti: siamo gli unici che non hanno mai strizzato l’occhio al malgoverno di Michele Emiliano. E martedì in aula voteremo la sfiducia al governatore pugliese: azione e cinque stelle invece a parole criticano la Regione Puglia ma poi sostengono Emiliano insieme al Pd. Questo per me è il vero scandalo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA