Napoli, la mostra di Jean-Michel «Out Run» alle Gallerie Solito di piazza Bellini

La mostra a cura di Vincent Vanden Bogaard dal 16 maggio - 19 luglio 2024

Jean-Michel «Out Run»
Jean-Michel «Out Run»
Martedì 7 Maggio 2024, 14:24
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Con la presentazione del nuovo logo, continua la programmazione delle Gallerie Solito per il ciclo di mostre volute e curate da Vincent Vanden Bogaard che aggiunge Jean-Michel alla proposta artistica di Luigi Solito.

Dopo Richard Wathen alla Galleria S3, la seconda mostra del 2024 è un solo show del duo artistico Jean-Michel che espone, per la prima volta in assoluto in Italia, un progetto pensato per la Galleria S2 di Piazza Bellini.

Seguendo l’esempio di Reena Spaulings (New York, 2005), Jean-Michel, la coppia di artisti formata da Sophie Varin (Saint-Doulchard, Francia, 1993) e Antoine Carbonne (Parigi, Francia, 1987), rappresenta allo stesso tempo la mano, l’artista e il personaggio. Fin dall’inizio sotto questo «pseudonimo» si cela l’arte di Sophie e Antoine.

Oggi Jean-Michel si fa sempre più valere ponendosi allo stesso tempo come attore e protagonista delle proprie opere d’arte. Non un «finto pittore» ma solo un vero e proprio personaggio di finzione.

Il duo concettualizza il proprio progetto attraverso storie narrate e modellate come avventure non lineari. Le loro storie hanno la specificità di non essere legate in serie come episodi ma restano indipendenti l’una dall’altra.

Per Jean-Michel ogni immagine appare come un’illustrazione di una storia immaginaria, un singolo frame di uno storyboard o di un elemento decorativo del set. Per rendere le loro mostre più vivaci e per dare maggiore materialità alla narrazione, completano le loro composizioni con un elemento dall’aspetto immersivo, creando un contesto concepito come continuità alla storia narrata.

In occasione della personale italiana, Jean-Michel propone un viaggio – connesso all’infanzia o all’adolescenza – frenetico, contemplativo e nostalgico nel mondo delle corse automobilistiche protagoniste dei videogiochi più popolari della fine degli anni Ottanta e della prima metà degli anni Novanta. Con la celebre scritta Out Run come sfondo, Sophie e Antoine ci fanno viaggiare lungo un percorso su strada ispirato ai paesaggi italiani e sud europei, e alle composizioni geometriche delle sequenze pixellate dell’epoca d’oro del retrogaming.

Invitano lo spettatore a immergersi in paesaggi sintetici che rimandano ai videogiochi e dialogano con la storia dell’arte: come gli impressionisti e i fauvisti, semplificano il loro linguaggio e usano il colore come elemento di percezione rimandando anche ai limiti tecnici artistici dell’epoca e alla mancanza di spazio sul tavolo da gioco per le cartucce dei videogiochi.

Il personaggio, l’attore principale, diventa un avatar in prima persona. Trasmette emozioni, ci invita a seguirlo in un itinerario e a percorrere la mappa di un universo di fantasia.

Vivere a ritmo frenetico o fermarsi con tranquillità ad ammirare il paesaggio: è sotto questo aspetto contrastante, oscillante tra velocità e contemplazione, che Sophie e Antoine ci portano a bordo della loro Testarossa.

Attraverso una dimensione in-situ, si riappropriano degli spazi S2 delle Gallerie Solito creando un progetto che asseconda l’architettura dello spazio espositivo e la narrazione creata appositamente per la mostra.

Una linea d’orizzonte fittizia e un paesaggio meditativo in cui le immagini si inseriscono come screenshot stampati. Premi Start: Vroom Vroom, Skreeek, Player 1, Settings, Select… Il viaggio può iniziare. (VVB)

Out Run può significare andare più veloce di chi prova a inseguirci. Ci fa pensare alla fuga, a voler scappare da qualcosa o anche da sé stessi. Jean-Michel è un personaggio avventuroso ma che a volte può anche essere indeciso, è spericolato e libero ma non ama il confronto. Cercando di correre più veloce di chissà chi, facendo un passo più lungo della gamba, Jean-Michel è molto felice quando resta con il naso all’insù e i capelli al vento, ascoltando la sua playlist preferita mentre il sole tramonta lungo la strada. Eppure, c’è una certa malinconia in questi momenti di relax. Lo spettatore può godersi il viaggio di Jean-Michel e i paesaggi che attraversa; si immedesima nel personaggio attraverso dipinti dalla visuale in-prima-persona. Tuttavia lo scopo di questo viaggio non è chiaro, con l’orizzonte come traguardo ricorrente. Out Run si concentra di più su un viaggio senza meta che sul raggiungimento di una destinazione finale.

L’arte ispirata ai videogame, come quella di Michel Majerus o Albert Oehlen, è spesso un’ode al digitale e al gioco. Jean-Michel cerca di tornare all’analogico, tralasciando la parte digitale ma conservando l’aspetto ludico. Alla domanda “pensi che la vita sia una sorta di videogioco?”, Jean-Michel risponde di sì. È un capriccio.

Sembra che ci sia una vita propria all’interno del gioco, ma nulla si attiva veramente finché non si interagisce, come personaggio, con qualcosa. Tutto è disponibile. Ogni videogioco offline è un’ode all’individualità e Out Run è l’archetipo di questo tipo di videogame. Si vedono rocce, ostacoli e altre auto, ma in realtà la mappa è un labirinto in cui è necessario conoscere ogni curva per andare avanti nell’avventura. Più si va avanti e più si incontrano paesaggi: partendo da Venice Beach, si attraversa un tempio Maya, fino ad arrivare alla savana africana. Le immagini dei paesaggi sono solo una distrazione. Per quanto vogliate goderveli, dovete concentrarvi sulla strada.

Con Out Run Jean-Michel ha voluto riproporre questi riferimenti e questo stato d’animo, rendendoli però autonomi dal gioco originale e legandoli a una storia più classica della pittura, e in particolare alla ricerca tipica del pittore solitario. Al di là del videogame, Out Run è una reminiscenza di un tempo in cui la vita era più lineare e, pur essendoci meno bivi e punti di svolta, non era più semplice. (J-M)

Jean-Michel e il curatore Vincent Vanden Bogaard saranno presenti all’inaugurazione.

Per l’opening, Jean-Michel realizzerà in collaborazione con Hapto Studio un’inedita opera-poster da firmare e distribuire durante il vernissage. Questo modulo editoriale sarà il primo di una serie da collezionare, edita da S-book, la collana di iemme edizioni per la formula SOLITO.

Jean-Michel è il duo artistico formato da Sophie Varin e Antoine Carbonne. In origine Jean-Michel era l’alter ego androgino dei due artisti, il prodotto dei suoi stessi creatori. Con il tempo, hanno capito che non si trattava di una persona o un’identità, ma di uno spazio di libero pensiero, di una narrazione e di un lavoro sperimentale. Ogni loro progetto artistico ha l’obiettivo di raccontare una storia, o anche una bugia, accompagnato da un motto che è nel titolo della mostra; I Can Do It Anymore, per esempio, era una mostra sull’avventura e sulla rinuncia, sia nella vita reale che in quella digitale, proprio come nei videogiochi. Il lavoro di collaborazione tra Varin e Carbonne è iniziato nel marzo 2021 durante la residenza Casa Lu in Messico. In questi tempi difficili, Jean-Michel promuove le idee di gentilezza e di relazioni fluide in un campo professionale – il mondo della creazione – spesso duro per chi lo vive e per lo più solitario.

Jean-Michel ha realizzato mostre personali a New York (Will I Dream? alla IRL Gallery, 2021), Parigi (Rage Quit alla Myriam Chair Gallery, 2023), Bruxelles (I Can Do It Anymore presso DBKA Paddock, 2023) e Knokke (Versus Water presso Demain Belgium, 2023) e mostre collettive a Città del Messico (Complices Disonantes presso Casa Lu, 2021), Marsiglia (Si nous n’avions pas vu les etoiles presso Buropolis, 2021) e Parigi (Blur Me Tender alla Galerie Romero Paprocki, 2022).

Jean-Michel vive e lavora a Bruxelles.

Nel 2024 il progetto delle Gallerie Solito continua con la programmazione nei tre spazi espositivi, a cura di Vincent Vanden Bogaard. Oltre all’apertura di Jean-Michel con “Out Run” alla storica Galleria S2 di Piazza Bellini 59, prosegue alla Galleria S1 nel complesso dell’ex Lanificio in Piazza Enrico De Nicola 46 con la residenza di Chelsea Culprit in lavorazione alla sua prossima personale di giugno, mentre alla Galleria S3 di Palazzo Partanna in Piazza Dei Martiri 58 è ancora in corso “Unfolding the moon” di Richard Wathen.

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La formula comprende anche il rilancio nella nuova veste del brand Solito, una piccola holding che gestisce i tre spazi fisici, una piattaforma digitale (progetto aggiudicatario di un bando ministeriale per Cultura Crea) e il progetto editoriale iemme nato nel 2011. Il progetto di re-branding e riposizionamento del marchio e della linea visiva è a cura dell’Hapto Studio di Milano.

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