Arriva sul tavolo dei dossier caldissimi la rete di distributori italiani di carburate, circa 22mila punti vendita da razionalizzare, rendere più efficienti, più sicuri e anche più green, contando su un nuovo pacchetto di regole certe, tra nuove autorizzazioni e contratti.
Una missione, che secondo le stime potrebbe mettere in discussione fino a 8.000 punti vendita in un triennio tra riconversioni, con colonnine elettriche e biocarburanti, e chiusure volontarie con tanto di bonifica. Anche perchè sono circa 4.000 solo i punti “incompatibili”, perché vicini a incroci o rotatorie. Ma potrebbe nascere presto anche un nuovo schema di distributori multi-servizi, su modello di altre reti europee. Si tratta di una rotta ben chiara al governo, dopo vent’anni di confronti sul tema, e sarà il cuore del Disegno di legge ad hoc che arriverà al prossimo consiglio dei ministri. Già il 20 maggio lo schema di riforma, su cui lavora il Ministero delle Imprese e del Made in Italy di Adolfo Urso insieme al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica di Gilberto Pichetto Fratin, imboccherà la strada ufficiale per poi passare agli iter parlamentari.
Tre le linee guida.
IL GAP CON L’UE
Per comprendere a fondo l’urgenza della svolta basta prendere i numeri. L’Italia è il primo Paese Ue per stazioni, a fronte per esempio della Germania, che ne possiede circa 14 mila, o di Francia e Spagna, entrambe a quota 11 mila. Mentre il Regno Unito ne ha un terzo. La Regione italiana dove sono presenti più impianti, secondo i dati appena aggiornati dell’Osservaprezzi del Mimit, che tiene conto dell’incrocio finalmente raggiunto delle banche dati, è la Lombardia la Regione (2.768 aree), seguita a ruota da Lazio (2.119 punti), Campania (1.882) e Veneto (1.812). Dall’operazione di incrocio delle banche dati è poi emerso un numero complessivo di punti vendita pari a 21.527, inferiore dall’ultima fotografia fatta dal ministero che dava conto di oltre 23.000 rivenditori di carburante (22.720 su rete stradale e 449 su rete autostradale). Sarebbero molti i punti vendita risultati irregolari, in particolare al sud.
I numeri sono comunque troppo alti per un Paese che eroga 24-25 miliardi di litri. L’erogato medio è al minimo, pari a un terzo di quello della Francia per esempio. Di qui la necessità di spingere sull’efficienza e andare incontro agli obiettivi sfidanti imposti dall’Europa sulle colonnine green. Oltre ai fondi del Pnrr, l’operazione dipende anche dai fondi che saranno destinati agli incentivi per riconversioni e bonifiche. Si parla di qualche centinaio di milioni di euro in cantiere. La parola oggi ai ministri sulle reti stradali. Per le reti autostradali, sotto concessione, se ne riparla a settembre.