Malika Ayane: «I miei primi quarant’anni da persona per bene. Le delusioni? Sono utili»

La cantante: «Sono sempre la ragazza degli inizi. Ora devo solo stare attenta con la boxe». «Mi sono trasferita stabilmente a Berlino, qui si vive meglio, nessuno ti fa la morale»

Malika Ayane: «I miei primi quarant’anni da persona per bene. Le delusioni? Sono utili»
Malika Ayane: «I miei primi quarant’anni da persona per bene. Le delusioni? Sono utili»
di Andrea Scarpa
Domenica 31 Dicembre 2023, 00:53 - Ultimo agg. 1 Gennaio, 10:13
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Fino al 5 gennaio Malika Ayane conduce in diretta su Rai Radio2 E invece era un calesse - Storie di ordinaria e straordinaria delusione, fino al 7 canta a Milano nel musical Cats (è la gatta Grizabella), fra un mese esatto compie 40 anni. Un mese pieno.


Per il resto, l’anno che si chiude oggi come è stato?
«Pazzesco. Ho fatto musical, radio e anche un libro (Ansia da felicità, uscito il 9 maggio, ndr)».


Ed è stata presa sul serio?
«A sorpresa, sì. È stato accolto come un libro vero e non come il solito prodotto della cantante che gli editori pubblicano sperando che lo acquisti almeno una piccola parte dei suoi fan».


Ne farà un altro?
«Magari tra qualche anno, adesso voglio finire il nuovo disco».


A che punto è?
«Ho tantissimo materiale, ci lavoro da due anni. Finisco teatro e radio e la prossima settimana torno a casa mia, a Berlino».


Quindi si è trasferita definitivamente?
«Sì. Facevo su e giù da tempo, ma da un anno ho lasciato la mia casa di Milano. La mia base adesso è in Germania». 


Che cos’ha l’aria di Berlino, per non dire il cielo sopra, che l’ha convinta al grande passo?
«Mi fa sentire sempre adeguata, anche quando mi sento totalmente inadeguata. È bellissimo che lì mai nessuno ti giudichi o ti faccia la morale».


Sua figlia Mia, ormai maggiorenne, vive con lei?
«Certo. Studia a Berlino».


Vuole seguire le sue orme?
«Non sa ancora farà da grande, mentre io a otto anni già non avevo dubbi. Per ora non sogna un lavoro artistico». 

A 40 anni se ripensa a tutto quello che le è successo finora, che bilancio fa?
«Tante cose avrei potute farle diversamente, ma sono contenta.

Ho una mia credibilità e posso permettermi di affrontare progetti differenti senza sembrare un’intrusa o una finta. E ho anche imparato a godermi ogni cosa senza appesantirla di eccessive aspettative né frustrazioni».


Quindi, alla sua età, come si presenta?
«Come una donna che è cresciuta ma non è tanto diversa dalla prima volta che ci siamo visti, io e lei, al Parco Lambro di Milano mille anni fa. Tutto si è sedimentato e resiste grazie allo stesso atteggiamento di allora».


La prima cosa, magari a brutto muso, che quella ragazza direbbe alla quarantenne di oggi qual è?
«Fai la vita comoda, ma tu che ne sai cosa si prova davvero?». 


E la quarantenne cosa risponderebbe?
«Impara subito a capire cosa è meglio per te oggi, invece di girarci intorno pensando che ci sia altro di più importante. Non perdere tempo».


Ne ha perso tanto?
«No, ma ho fatto giri lunghi».


La differenza fra le due?
«Da giovane ero come un gatto che, se succedeva qualcosa, si agitava parecchio. Adesso salto e torno al mio posto. Prima prendevo tutto di petto, oggi vivo in pace».


Continua a fare boxe o ha smesso?
«Devo trovare con calma la palestra giusta perché a Berlino l’ultima volta ho preso una quantità di cartelle in faccia che, se voglio continuare a cantare e non rompermi il naso, non posso più permettermi».


Cosa l’ha guidata fin qui? 
«Di sciatteria si muore. Mai fare le cose tanto per farle».


Dopo la difficile esperienza con “Evita”, nel 2017, come ha fatto pace con il musical?
«Grazie alla maturità. Con Evita avevo sottovalutato l’impegno fisico, cerebrale e professionale del teatro. Stavolta no, così mi sono goduta fino in fonda il fatto di sentirmi una turista privilegiata in un mondo fantastico».


Vorrebbe tanto fare l’attrice ma, almeno fino a due anni fa, nessuno le aveva offerto un ruolo: si è mosso qualcosa?
«No. Però adesso sono più tranquilla: ho una gran voglia di fare canzoni e portarle in giro. Per recitare c’è tempo, non mi perdo niente... (ride, ndr)».

Che ne pensa della polemica fra Gino Paoli ed Elodie sull’esposizione del corpo delle donne?
«Mi sembra che si siano sparate rumorosissime opinioni da bar dello sport. Oggi tutto può essere arte e deve esserci libertà di espressione per chiunque».


Tutto può essere arte?
«Sì. Poi ognuno decide se gli piace o no. Di sicuro preferisco difendere chi fa e non chi parla e basta. E poi anche una come Josephine Baker, un’intellettuale e un’attivista di cent’anni fa, ballava con il gonnellino di banane usando il corpo come strumento di emancipazione femminile. Insomma, si può avere corpo e cervello senza dover chiedere scusa a nessuno».


Il tema è caldissimo: ha mai vissuto una relazione tossica, con dinamiche di controllo, sopraffazione, violenza etc.?
«Non mi va di parlarne semplicemente perché più della singola esperienza adesso conta quello che sta succedendo nelle piazze italiane. C’è stata una grande mobilitazione ed è questa che con il tempo cambierà le cose. La sensibilità sta cambiando».


Con l’amore com’è messa?
«Sono felice. E me lo vivo con discrezione».


Cosa le è riuscito meglio?
«Non lo so. Forse essere una persona perbene, anche se non dovrei dirlo io. Anzi, qualcuno con un po’ di pregiudizi in passato diceva che ero una stronza».


Perché?
«Mi espongo, è inevitabile. Ora, però, succede che spesso le persone con me si trovino bene. Dai, in fondo siamo esseri umani, e io sono meno insicura».


E cosa le è venuto peggio?
«Non essermi mai goduta il momento - nonostante faccia yoga da dieci anni - perché sempre proiettata avanti. Errore gravissimo: se domani un fulmine mi stende per strada, è finita. Meglio dare il massimo e godersi tutto sempre e comunque».


In radio parla di delusioni utili: la più fertile qual è stata?
«E chi lo sa? Tutte le bastonate prese, e sono state tante, private e professionali, mi hanno cambiato in qualche modo». 


Come?
«A volte penso di essere chissà chi, poi qualcuno in giro mi ferma ma non ricorda il mio nome, cosa che un tempo mi avrebbe terrorizzata, mentre oggi mi fa ridere e mi tranquillizza». 


Nella puntata del 28 dicembre ha parlato del pattinatore australiano Steven Bradbury, che dopo due gravi incidenti nel 2002 a Salt Lake City vinse la medaglia d’oro dopo che gli altri concorrenti, tutti più bravi di lui, caddero uno dopo l’altro: lei cosa vorrebbe così?
«L’alta rotazione in radio dei miei pezzi più complicati... (ride, ndr). Ancora oggi in certi ambienti non c’è quella piena fiducia che altri artisti hanno, e questo un po’ mi dispiace».


Da tempo un suo desiderio era fare qualcosa con Elvis Costello, che quest’estate ha fatto un mini tour con Carmen Consoli: l’ha depennato dalla lista?
«Nooo... A Carmen ho anche mandato un messaggio. La cosa bella è che la collaborazione tra loro è nata perché lui è andato a sentirla in concerto a New York, e questo vuol dire che bisogna sognare e fare sempre di più».


Le piace alzare sempre la posta: che vuol dire adesso?
«Cercare di fare un disco che mi piaccia tantissimo, libero e privo d’ansia, senza guardarsi intorno e giocando con la voce. In fondo, all’inizio, è quello che ha funzionato».


Il 31 gennaio dove festeggerà il compleanno?
«Sogno da tempo di fare il giro del mondo senza usare gli aerei. Farò la prima parte: da Berlino a Parigi, poi a Londra, Southampton e da lì in nave a New York. Per il resto serve tempo, tanto tempo. Dopo il disco magari riparto».
 

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