Riciclaggio in criptovaluta a Portici ed Ercolano: sequestrati 25 milioni di euro, più di seimila clienti

Tra i beni sequestrati 15 immobili a Vilnius e quattro a Riga

Centrale di riciclaggio internazionale a Portici ed Ercolano, 8 misure
Centrale di riciclaggio internazionale a Portici ed Ercolano, 8 misure
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 27 Febbraio 2024, 08:25 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:29
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Migliaia di clienti tra notabili della buona borghesia campana erano nel portafoglio di una società capace di riciclare soldi in uno scacchiere internazionale. È quanto sta emergendo dal blitz che ha smantellato una centrale di riciclaggio internazionale che, dietro il paravento di servizi di consulenza e promozione finanziaria, era in grado di offrire alla clientela un ampio “pacchetto” di servizi, con un solo obiettivo. Quale? Delocalizzare ed investire all’estero proventi illeciti derivanti da reati tributari, truffe ai danni dello Stato, bancarotte fraudolente ed altri reati in via di accertamento, con modalità idonee ad ostacolare l’identificazione del beneficiario effettivo dei fondi riciclati.
È questo lo scenario in cui va calato il blitz messo a segno la scorsa notte dalla finanza del nucleo di polizia economica e finanziaria agli ordini del colonnello Paolo Consiglio, sotto il coordinamento dei pm Cozza, Onorati, Pavia e Piscitelli coordinati dall’aggiunto Alessandro Milita. 

Tra i beni sequestrati vi sono 15 immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso siti nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), quattro immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso), una villa a Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht.

E non è tutto. È stato eseguito il sequestro di oltre 25 milioni di euro, corrispondente al guadagno netto ottenuto dall’organizzazione attraverso il riciclaggio all’estero di somme superiori a 2,6 miliardi di euro.

Ma torniamo tra Portici ed Ercolano. Siamo nei pressi di via Cozzolino, dove operava una vera e propria centrale di spionaggio e controspionaggio (secondo quanto scrive il gip Ciollaro), grazie a un pool di esperti informatici in grado di parcellizzare soldi e spedirli all’estero dove venivano trasformati in criptovalute. Gli accertamenti hanno preso avvio da un preesistente procedimento penale nei confronti di Luigi Scavone (che ovviamente non rientra in questa operazione), soggetto condannato per un’evasione fiscale di 70 milioni di euro.

Tornato in libertà dopo un periodo di detenzione cautelare, Scavone si sarebbe adoperato per parcellizzare la residua parte della enorme ricchezza accumulata in frode allo Stato (e detenuta anche all’estero) accantonandola con meccanismi di anonimizzazione. È emersa, così, l’esistenza di un Istituto di Moneta Elettronica, con sede in Lituania, che forniva agli utenti un complesso sistema di “tutele” volte a schermare la riconducibilità dei patrimoni ai loro effettivi possessori.

Nel corso delle perquisizioni effettuate nella sede occulta di Ercolano sono state rinvenute numerosissime attrezzature volte ad impedire che vi fossero interferenze indesiderate nei canali di comunicazione della Trustcom. Si trattava, per usare le parole del giudice Ciollaro, di un vero e proprio «laboratorio elettronico di spionaggio e controspionaggio». 

Fatto sta che nella sede occulta di Portici, oltre a decine di schede Sim, telefoni cellulari, hard disk, laptop, timbri e documentazione inerente a società estere, sono state rinvenute due macchinette conta-soldi ed una macchinetta per realizzare pacchetti sottovuoto, nonché una cassaforte che è stato possibile aprire solo con l’ausilio dei vigili del fuoco, al cui interno erano occultati 210.110 euro divisi in mazzette sottovuoto e così ripartiti. Sono spuntate anche armi da fuoco e di precisione. 

Nel corso del blitz è stato scoperto un file composto da due fogli denominati “For natural person” e “For legal person”, contenenti le liste dei titolari di conti Trustcom, la società finita nel mirino della Procura. Si tratta, complessivamente, di circa 6mila clienti. Indagini che puntano a mettere a fuoco il ruolo di Michele Scognamiglio, a cui viene ricondotta una villa di lusso nel vesuviano e ritenuto al centro di questa presunta trama investigativa. Tutte le persone coinvolte sapranno replicare alle accuse e vanno ritenute innocenti fino a prova contraria.

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