Arturo Cirillo responsabile della Scuola del Teatro di Napoli: «Tra Eduardo e il Living»

«Il mio rapporto con la tradizione è fatto di vicinanza, ma anche di distanza. È importante conoscerla per tradirla»

Arturo Cirillo
Arturo Cirillo
di Luciano Giannini
Domenica 24 Marzo 2024, 09:00 - Ultimo agg. 25 Marzo, 07:27
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«Venne un momento in cui il mio maestro Carlo Cecchi ripudiò la cultura della sua Firenze. Capì che per fare teatro avrebbe dovuto confrontarsi con una lingua teatrale e andò a lavorare con Eduardo; ma la sua formazione è eclettica, perché risente anche dell'esperienza con il Leaving Theater. Ecco, penso a qualcosa di simile per i miei nuovi allievi». Invitato dal direttore Roberto Andò, Arturo Cirillo, eccellente e noto regista-attore-didatta napoletano, già docente all'Accademia Silvio D'Amico di Roma, è il nuovo responsabile della Scuola del Teatro di Napoli - Teatro nazionale. Nato nel 2015 su progetto di Luca De Filippo, il corso di studi è una delle iniziative che ha permesso allo Stabile di conservare lo status di Teatro nazionale. Le lezioni si terranno nella nuova sede dell'Albergo dei poveri. 

Le affinità e le divergenze

Dopo Luca, la direzione è stata di Mariano Rigillo e Renato Carpentieri.

Cirillo, 55 anni, stabiese, raccoglie dunque una eredità illustre, ma è la diversa storia personale a distinguerlo dai predecessori: «Sono attore e regista, ma anche docente, prima alla Paolo Grassi di Milano, poi alla Nico Pepe di Udine, quindi a Roma». Altra differenza: «Il mio rapporto con la tradizione è fatto di vicinanza, ma anche di distanza. È importante conoscerla per tradirla». Infine: «Sono nato con la danza e vengo da una formazione teatrale legata alla figura dell'attore e a un tipo di lavoro molto fisico».

I docenti? Alla luce di queste premesse, Cirillo ha già chiamato personaggi «abituati a confrontarsi con gli attori, da Valerio Binasco e Sandro Lombardi e Scimone e Sframeli: «Penso a Silvio Pironi, che insegna allo Stabile di Torino e a Claudio de Maglio, direttore dell'Accademia Nico Pepe di Udine. Penso a Monica De Muro, per l'uso della voce, al fianco del maestro Antonio Sinagra. Intanto, confermo Davide Iodice. Il mio fedele collaboratore Roberto Capasso si occuperà di condurre gli allievi in un percorso nella drammaturgia napoletana, prima Eduardo, poi Viviani e Petito, senza trascurare Ruccello, Moscato, Santanelli, Silvestri... perché una scuola di teatro, a Napoli, deve avere orizzonti nazionale e internazionale, ma non può prescindere dalla ricchezza della sua cultura.

Gli stage 

Ha citato Sandro Lombardi: «Vorrei affidargli un corso di recitazione in versi». E accennava al lavoro sul movimento: «Ho invitato Livia Patrizi, la figlia di Fabrizia Ramondino, che insegna danza a Berlino; e Marta Bevilacqua. In futuro, vorrei invitare a tenere degli stage anche artisti di caratura internazionale». Infine, «nel lavoro di direzione mi darà una mano Annalisa D'Amato, che ha molto ben operato alla Bellini Factory; perché... sa, al principio la proposta di Andò mi ha lasciato perplesso. Nella prossima stagione mi aspetta un nuovo allestimento, un Don Giovanni in parole e musica, tratto da Molière e da Da Ponte. Insomma, gli impegni non mancano. Ma conto di dare una decisa impostazione al triennio che dirigerò; e di riservarmi almeno un mese per la didattica». 

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Il bando 

Il bando di iscrizione per il 2024-2027 scadrà il 10 maggio: «A luglio farò le audizioni, per attori, ma anche per registi. E sarà la prima volta. La novità è importante, perché il rapporto tra interpreti e registi diventa proficuo per entrambi. Ai giovani - non più di 16, 17 - chiederò di portare anche una canzone o un brano recitato su musica; un altro soltanto fisico-gestuale; e uno in napoletano (da Eduardo)». Quindi, le collaborazioni: «Innanzitutto, con la Silvio D'Amico. A settembre, per esempio, i suoi allievi attori-registi mostreranno a Napoli gli allestimenti di due opere di Ruccello, con la mia supervisione. Altrettanto contiamo di fare noi, in trasferta a Roma». Ma che fine farà questa nuova messe di giovani artisti? «Conosco la situazione, spesso drammatica, della scena italiana. I registi dovrebbero partecipare, prima come uditori poi come aiuti, ad alcuni allestimenti del Teatro nazionale. E già oggi i migliori allievi ed ex allievi trovano un po' di spazio sui nostri palcoscenici. Non è facile, ma faremo il possibile». 

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