«Questo è il male, sapete? Ognuno fa il suo pezzo di lavoro, senza mai alzare lo sguardo. E tutti sono convinti di essere onesti, limpidi e specchiati. Ma la giustizia, ispettore, che fine fa? Si perde nei rivoli, negli interstizi, nei dettagli, nelle procedure. Ognuno fa il suo pezzo di lavoro, certo: ma nessuno si pone il problema che poi le cose siano giuste». Non ci sarà articolo del codice penale o sentenza di Tribunale a fornire un’adeguata risposta a interrogativi di tanta inquietudine. Tali da ribaltare lo schema di una pur complicata indagine per omicidio nella trama quasi dostoevskiana di un’immersione che scandaglia le profondità più oscure dell’animo umano, misurandosi con il nodo inestricabile che intreccia la verità, la giustizia, la vendetta, la pena.
Maurizio De Giovanni pone questi argomenti al centro del nuovo capitolo del lungo romanzo sulle gesta dei poliziotti del commissariato dei reietti che dall’alto guardano Napoli e sono trascinati nei suoi crimini e misfatti, pronto alla riduzione televisiva: Pioggia - Per i bastardi di Pizzofalcone (Einaudi, pagina 230, euro 18,50, presentazione napoletana stasera alle 20.30 al teatro Diana) è il dodicesimo episodio della serie, a tre anni di distanza da Angeli del 2021.
La pioggia che da un martedì di solitudine e di scrupoli avvolge Napoli arriva nei modi di «un infame stato d’animo» e «dilagherà nel cuore al pari di un allagamento, partendo dal basso e salendo verso la coscienza, e quando ve ne accorgerete, quando ne avrete la precisa cognizione, sarà troppo tardi». Ne sono coinvolti i poliziotti reietti del distretto di Pizzofalcone. Il vicequestore Gigi Palma, il sostituto commissario in pensione Giorgio Pisanelli, la vice Elsa Martini, l’ispettore Giuseppe Lojacono, l’assistente capo Francesco Romano, la vice sovrintendente Ottavia Calabrese, gli agenti Alex Di Nardo e Marco Aragona che, chiamati a scoprire chi abbia ucciso l’anziano e malato avvocato Leonida Brancato, si immergono nella pioggia di un delitto efferato e crudele, trascinandosi le proprie vite slabbrate, le rispettive passioni, le angosce e i fantasmi delle loro esistenze. Provano a ricavarsi dei ripari ai turbamenti del momento, in una città che nonostante imbellettamenti e finzioni continua a far paura, recuperando il valore di rapporti e relazioni da amanti, figli, padri: riconquistando un margine di sincerità finalmente libera da ombre.
De Giovanni sviluppa la sua narrazione su questo doppio binario, facendo convergere gli itinerari lungo il percorso delle indagini nella città assediata dal male: quello del crimine, con i suoi traffici di droga; l’altro che si incista nei corpi, in una trattenuta sofferenza. Leonida Brancato era un penalista magistrale, abilissimo nell’attività in aula e odioso nei giorni vissuti fuori: viene ucciso nel suo appartamento dove abitava solo. Chi l’ha ammazzato ha infierito sul cadavere con crudeltà feroce. Perché? Che cosa nasconde il suo passato di avvocato e di padre? C’è una ragione per cui il figlio Giancarlo non vuole più sapere niente di lui? Ci sono processi in cui ha contribuito a far prevalere il male sulla verità? Quanti dolori e sofferenze con ciò ha provocato?
Il gruppo dei Bastardi si impegna correndo contro il tempo: il commissariato è a rischio, si trova sotto esame e nel caso di un insuccesso potrebbe scomparire disperdendo la truppa. Si tratta di un esame nell’esame, di una prova da superare in ogni modo, anche praticando metodi eterodossi e poco istituzionali. Da Bastardi, insomma.
La pioggia, alla fine, li aiuterà.