«La nostra attività indipendente a presidio della finanza pubblica sta diventando sempre più difficoltosa da esercitare, specie dopo la riforma del titolo V della Costituzione del 2001, a seguito della quale vi è stato anche un generale depotenziamento dei controlli amministrativi». Lo sottolinea Michele Oricchio, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania, in occasione dell'imminente inaugurazione dell'anno giudiziario che a Napoli è in programma mercoledì prossimo. «Le procure della Corte dei conti - tiene a precisare Oricchio - non sono mai state particolarmente 'barricadere': hanno sempre cercato di concentrarsi sui fatti più rilevanti che poi sono stati valutati con equilibrio e saggezza dai giudici contabili. In relazione alla nuova proroga del cosiddetto “scudo erariale”, attraverso il decreto “milleproroghe”, Oricchio ritiene che non possa trovare giustificazione nelle attività degli inquirenti. «Lo scudo erariale - conclude il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania - rischia di minare il buon andamento della pubblica amministrazione e, proprio per questo, la Sezione giurisdizionale della Campania, ha sospettato di incostituzionalità - sin nella sua primigenia formulazione - rimettendone la decisione alla Corte Costituzionale».
Tornando alla nuova proroga del cosiddetto “scudo erariale”, attraverso il decreto “milleproroghe” 2024, Oricchio ritiene evidente che la strada intrapresa ormai quattro anni fa «...non sia la strada maestra da percorrere.
«Ritengo questo un fatto particolarmente grave - sottolinea Oricchio - che può materializzarsi in ogni parte d'Italia e in ognuna delle troppe amministrazioni esistenti sul territorio». Il presidente della Corte dei conti della Campania ricorda che «molte delle opere pubbliche in corso di realizzazione attingono essenzialmente ai finanziamenti del Pnrr, che si alimenta con fondi europei concessi per 2/3 a prestito: si tratta, in altre parole, di soldi che dovranno essere restituiti dalle nostre future generazioni sicché è un obbligo morale prima ancora che giuridico utilizzare al meglio le opportunità offerteci dall'Europa. Mi pare - evidenzia il magistrato - che anche questo risvolto intergenerazionale non sia stato adeguatamente tenuto in considerazione quando si è proceduto a reiterate proroghe di questa forma di 'franchigia da responsabilità banalmente giustificata con un'assiomatica paura della firma».