Napoli, il business fuorilegge dei negozi comunali: «Affittati agli abusivi»

Dopo aver notificato 15 inviti a dedurre, la Procura della Corte dei Conti scava nel capitolo dei grandi morosi

La protesta a Palazzo San Giacomo
La protesta a Palazzo San Giacomo
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 26 Aprile 2024, 08:00 - Ultimo agg. 27 Aprile, 07:54
4 Minuti di Lettura

Locali commerciali del Comune gestiti in modo gratuito, o a prezzi stracciati, da privati imprenditori. Decine di locali che per anni avrebbero rappresentato una voce passiva per le casse del Comune, in uno scenario investigativo che si arricchisce di nuovi tasselli.

Dopo aver notificato 15 inviti a dedurre, la Procura della Corte dei Conti scava nel capitolo dei cosiddetti grandi morosi. E batte nuove piste, come quella legata a una ipotesi di speculazione abusiva condotta sulla pelle dei napoletani, all'ombra di una serie di omissioni nei controlli amministrativi. In sintesi, se per tanti anni nessuno ha riscosso gli affitti nei locali commerciali, non si esclude che gli stessi indirizzi - tra edifici, appartamenti e capannoni - siano stati passati di mano in mano. E siano stati affittati in modo abusivo, generando una sorta di speculazione abusiva su cui è logico pensare che ci siano degli accertamenti a stretto giro.

Le verifiche 

Inchiesta condotta dalla Procura della Corte dei Conti del procuratore Antonio Giuseppone, decisivo il lavoro dell'aggiunto Ferruccio Capalbo e del pm Davide Vitale. Come è noto, l'ipotesi è di danno erariale. Per almeno sette anni, la mancata riscossione degli affitti in una decina di locali avrebbe generato un buco di oltre un milione di euro. Una tranche dell'inchiesta, che punta a fare chiarezza su uno sfondo decisamente più ampio, dal momento che il buco legato alla mancata gestione di parte del patrimonio immobiliare comunale è di circa 283 milioni di euro.

Ma restiamo a questo primo filone investigativo.

Restiamo alla storia della speculazione abusiva o della gestione poco efficace di grandi immobili. Tutto ruota attorno al sistema delle mancate notifiche. Per anni, le stesse notifiche (con gli inviti di onorare i canoni mensili) non andavano a buon fine. Anzi: tornavano indietro, non venivano recapitate, risultavano nulle. Quanto basta a creare un clima di sostanziale impunità, che potrebbe aver spinto i gestori di fatto di alloggi e locali a immettere questi beni in una sorta di mercato abusivo. È così che lo stesso locale passava di mano in mano, restava nella disponibilità di qualcuno che gestiva chiavi e utenze. Uno scenario reso possibile anche da un'altra circostanza: le notifiche spesso erano intestate a soggetti defunti da tempo (o falliti), quanto basta a rendere possibile ogni genere di maneggio. 

Gli amministratori 

Una inchiesta che vede coinvolti una quindicina di amministratori. Si tratta di ex dirigenti del settore Patrimonio, ma anche di Napoli Servizi, vale a dire la municipalizzata che ha ereditato nel 2013 l'onere di intervenire sul patrimonio immobiliare del Comune di Napoli (che fino a quel momento era gestito dalla società del gruppo Romeo). Chiara la ricostruzione dei pm contabili. Sono troppi i locali e gli alloggi che non hanno prodotto alcun incasso per tanti anni. Diversa la posizione dei dirigenti finiti oggi al centro dell'invito a dedurre: risorse limitate - spiegano - impossibile onorare decine di migliaia di controlli, in uno scenario in cui una parte della morosità è stata comunque abbattuta.
 

Le criticità 

Verifiche in corso, si attendono le repliche dei nomi coinvolti e si scoprono vecchie e nuove inerzie. Come il buco di diverse decine di migliaia di euro che ha rappresentato per le casse del Comune il laboratorio di analisi riconducibile al ginecologo Stefano Ansaldi, professionista morto in circostanze misteriose a Milano, dove - nel 2020 - venne trovato con la gola squarciata. Ma non è tutto. Ci sono sedi di confessioni religiose e di partiti politici (è il caso del Partito dei Comunisti italiani, la cui sede era in traversa Terzo Alveo Artificiale; la sede di via Adriano dei Democratici di sinistra, ma anche sedi di associazioni e coop impegnate nel welfare). Ma torniamo alla questione dei locali commerciali. Siamo tra Chiaia, Posillipo e Centro storico. Qui, tra i Decumani, un nome storico del panorama dei pizzaioli a Napoli versava solo 300 euro al mese, a fronte di quotazioni di mercato decisamente più alte. Possibile che nessuno abbia preteso il versamento del canone? 

Video

Le accuse 

Uno scenario che ha spinto gli inquirenti a parlare di alterazione delle regole del mercato, al netto di tanti commercianti onesti che versano ogni mese un affitto (al pubblico o a interlocutori privati), in un gioco di concorrenza decisamente sbilanciato. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA